Fino a qualche decennio fa  Guardiagrele era famosa anche per la produzione di chjochje. Se ne producevano di vari tipi per diverse occasioni e… diverse tasche!

Le più economiche erano quelle di vaccile, deformazione di "vaccino", ed erano fatte con la pelle cruda, prima messa a bagno nellapischire per renderla più elastica e poi stirata al sole nghe li pirule (si chiamava lu curie); una volta essiccata si tagliava a rettangoli e i contadini se le confezionavano da sé. Abbastanza più costose erano quelle di vacchette, un cuoio più leggero, marroncino ma che si "pittava" anche di nero: chjochja elegante e comoda, per lo più da donna. Ma li chiù mije jere quille grigioverde, di bufalo, pella grasse e paccute che non si crepava. Erano morbide, resistenti e costavano di più.

Poi è arrivata la chjochja moderna, quella di gomma nata negli anni 60 dai copertoni usati di Milano. Di Milano perchè da noi le gomme si consumavano fino all'osso, mentre i milanesi le cambiavano prima e restava più battistrada. Ma c'era un problema: li chjochje di gomma, quando si bagnavano, si vutave (si torcevano) perché dentro avevano una tela a tramatura obliqua che, rigonfiandosi d'acqua, li facè vutà'.

A risolvere il problema fu un'invenzione di mio nonno, Middijucce di Sirrajole, conosciuto con questa denominazione perché i suoi antenati provenivano da Serramonacesca. Suo figlio Filippo, mio zio, è stato chjuchjare fino a tempi più recenti.

Mio nonno realizzò un macchinario con una ruota, un filo di ferro e una specie di pinza che "spellava" letteralmente li chjoche e "gli levava la pelle come a na serpe". L'invenzione venne mantenuta segreta per un po' di tempo e così nacque il mito de li chjochje di la Guardie che "nin si vutave", a differenza di quelle di Casoli che si torcevano. Accadeva quindi che il Primo Maggio, nella grande fiera di Casoli, i casolani assaltavano lo "stand" di mio nonno mentre non degnavano di uno sguardo i poveri "chiochiari" casolani che furono costretti ad acquistare li chjochje di la Guardie per venderle ai loro concittadini.

Poi vennero i calzaturifici.

Ultimo aggiornamento ( 22 Gennaio 2016)