milànguele /mïlànġuëlë/ s.f. - cetriolo

 

Quando tutti i guardiesi chiamavano i cetrioli "milànguele", questo ortaggio non era particolarmente apprezzato. Con il diffondersi della denominazione più fine di "citrijole" (pl.: citrijule) l'ortaggio ha cominciato ad avere un ben maggiore successo.

Non è possibile affermare che i due fattori siano strettamente collegati ma, forse, il neologismo citrijole crea meno imbarazzi all'acquisto tra coloro che vogliono ostentare nu parlà' pulite!

Noi continuiamo a preferire il classico milànguele del nostro dialetto più schietto, non per motivazioni nostalgiche ma perché si tratta di un termine ricco di storia e di nobile genealogia arrivato dalle nostre parti con un percorso tortuoso e in alcuni punti poco chiaro. Proviamo a ricucire le fila di questa trama.

All'epoca dell'Esarcato d'Italia, VIII secolo, ebbe inizio la diffusione del termine greco "angurion" per indicare il cetriolo. Da questa denominazione derivò nei secoli successivi quella di "anguria" che nell'Italia settentrionale indica il cocomero, frutto di una pianta della stessa famiglia, le cucurbitacee.

Nei secoli successivi gli Arabi introdussero nell'estrema Italia meridionale l'arancio amaro, pianta robusta dai frutti di sapore amarognolo utilizzata prevalentemente nella produzione dolciaria e farmaceutica. Questa pianta si diffuse con la denominazione di "melangolo" (localmente anche "cetrangolo") perché il suo frutto, la "melangola", era così chiamato combinando le parole greche "melon" (mela) e "angurion" (cetriolo).

Una prima stranezza nella nostra storia del termine milanguele è che in altre parti della penisola, dove l'arancio amaro non era conosciuto, si arrivò allo stesso nome di "melangola" per indicare il melone partendo da "melon" e "chloros" (verde), anch'essi termini greco-bizantini. Si tenga presente che all'epoca il melone veniva raccolto precocemente quando la buccia era ancora verde per essere consumato non come frutto ma per preparare un'insalata.

In Abruzzo, però, accadde qualcosa di particolare.

Forse perché appartenenti alla stessa famiglia botanica e perché il loro utilizzo era molto simile, col nome di "melangola" (milànguele) si cominciò ad indicare proprio il cetriolo. D'altronde per il melone era già disponibile in tutto il meridione d'Italia una forma dialettale direttamente corrispondente (a Guardiagrele, milune).

E così, attraverso contorti percorsi, in Abruzzo il cetriolo ha assunto il nome di milànguele, denominazione con una chiara eco del suo nome greco-bizantino "angurion".

Paradossalmente l'attuale denominazione di "anguria" per indicare il cocomero non è che una discutibile estensione di significato!