Da tanti anni non abbiamo più sentito espressioni del tipo "Eh, chi vu fa', ni spillisce bone". Era l'espressione rassegnata riferita ad un proprio caro che aveva difficoltà nel parlare. Poteva trattarsi di chi era reduce da un grave malanno o più semplicemente di un bambino con ritardi di linguaggio.

La maggioranza dei guardiesi ha dimenticato il verbo spilli' ma la sua esistenza è attestata non solo nella nostra memoria, a volte fallace, bensì in tutti i più importanti vocabolari di dialetto abruzzese.

In particolare, Gennaro Finamore, il più importante studioso del dialetto abruzzese negli anni a cavallo del 1900, racconta del suo maestro di scuola elementare che era solito raccomandare agli alunni: "Spellite bene le ultime sillabe!". Il richiamo era motivato dalla nostra abitudine di sfumare le vocali finali delle parole.

Intanto diciamo che quel maestro usava, in un buon italiano dell'epoca, il verbo "spellire" che nei moderni dizionari di italiano non trova più menzione. Questo verbo, scomparso da molti decenni nell'italiano corrente, è rimasto in vita nel dialetto con la sua voce corrispondente. Certamente non gode buona salute ma è ancora dà segni di vita e speriamo torni ad essere anche vitale.

Non vogliamo, però, fermarci allo spolvero di spilli' ma proporre alcuni curiosi risvolti che probabilmente avranno già stimolato i lettori più attenti. E allora diciamo subito che spilli' è strettissimo parente dell'inglese "to spell", quello dello "spelling", che significa compitare le parole lettera per lettera. La parola inglese ha trovato ampia diffusione in Italia proprio a causa dell'ignoranza della storia della nostra lingua nazionale: ignoranza più colpevole in chi ha il ruolo istituzionale di insegnarla.

La comune origine dei due termini è rappresentata dal latino "expellere" (mettere fuori) ma probabilmente la derivazione più diretta è dall'antico francese "espelir", spiegare. Da questo sono derivati "épeler", in francese moderno, "to spell" in inglese, l'antico italiano "spellire" e l'abruzzese spilli', in tutti i casi con il significato di compitare, sillabare. La diversa complessità delle varie lingue ha portato ad una ulteriore specializzazione di questi verbi per cui la compitazione nell'inglese e nel francese è intesa principalmente come suddivisione in lettere, nell'italiano, invece, la compitazione ha sempre riguardato più propriamente la scansione delle sillabe. In ogni caso il significato di "spiegare come è formata una certa parola" rimane identico. Nel nostro dialetto, per i motivi illustrati, spilli' va riferito alle singole lettere di una parola.

Consentiteci allora una considerazione finale. Adesso che nelle scuole si insegnano comunemente le lingue straniere, specialmente l'inglese, trovate giustificato che l'insegnante chieda allo studente di "fare lo spelling"? Non sarebbe il caso di recuperare il desueto verbo italiano e chiedere quindi di "spellire"?

L'insegnante potrebbe anche azzardare in guardiese un "Ué, spillisce, guaglio'!".

Ultimo aggiornamento ( 28 Agosto 2016)