/mbarà/ v.1/a #1. - insegnare #2. (prnl.) - imparare; apprendere; (fig.) acquisire

La notissima espressione di origine napoletana “Nişune nasce ‘mparate!”è usata frequentemente in tutte le versioni dialettali locali del meridione d’Italia. Per la sua efficacia nel giustificare la mancanza di una qualche conoscenza ha trovato poi utilizzatori anche nel resto d’Italia. Questi altri però si sono subito scontrati con una certa difficoltà espressiva perché, tradotta in italiano, essa assume una coloritura particolare dovuta alla chiara forma dialettale sottostante. In effetti si dovrebbe dire «Nessuno nasce istruito!» ma il risultato non sarebbe lo stesso. Allora si usa un «Nessuno nasce imparato!» che, alla saggezza originale, aggiunge un tocco umoristico, simpatico ma con sgradevoli sfumature irrisorie verso il dialetto («Scusate se uso questa espressione sgrammaticata. Purtroppo è di origine dialettale!»). Tutto questo non lo accettiamo, soprattutto perché, sulla faccenda, quelli che pensano di dimostrare una certa cultura superiore in realtà evidenziano soprattutto ignoranza e presunzione, accoppiata molto ricorrente. Cerchiamo di rimettere le cose al loro posto.

Di questo abbiamo parlato alla Cantine il giorno dopo che avevamo ascoltato, casualmente in un bar, un’intervista rilasciata dal calciatore del Napoli Dries Mertens al termine di una partita giocata ai mondiali di calcio. A proposito del suo allenatore nella società partenopea, in procinto di andar via, ha dichiarato di essergli grato perché gli «ha imparato molte cose». Risolini diffusi tra quanti ascoltavano l’intervista insieme a noi, anche se giustificavano pienamente la scivolata del calciatore perché, in fondo, l’italiano l’ha imparato a Napoli. Don Arnaldo, il nostro esperto di dialetto più sensibile di me per queste cose, aveva subito redarguito i criticoni con un «C’è poco da ridere! Ignoranti voi!». Non aggiunse altro ma dopo ne abbiamo riparlato: sapevo a cosa alludesse perché anch’io, quando insegnavo, mi guardavo bene dallo stigmatizzare quello che non è uno svarione! Non ci credete? Allora seguiteci nel ragionamento.

Se osservando il dipinto d’epoca, qui riprodotto («Maestro con allievo» di Giovanni Costantini), vi chiedessi: “Chji sta a ‘mpara’?”, probabilmente avreste molte esitazioni perché “lu maestre sta a ‘mpara’ a lu guaglione” ma “lu guaglione sta a ‘mpara’ da lu maestre”.

Se facessi la domanda “Chi sta imparando?” non avreste, invece, esitazioni. Male, perché siete condizionati da quella regola inesistente che ci ripetevano a scuola: uno insegna e l’altro impara. Questo sulla falsariga dei latini “docere”-“discere”. In queste accoppiate, risalendo all’indietro nelle etimologie, si ritrova il concetto di imprimere una conoscenza come se l’allievo fosse una «tabula rasa».

Questo, per la verità, non riguarda «imparare» (“’mpara’”). Il vocabolo ha il significato etimologicamente evidente di «preparare, apparecchiare, predisporre all’interno». L’elemento di conoscenza non viene «impresso» ma viene preparato affinché l’allievo lo possa accogliere. È quello che i softweristi chiamano la «formattazione» dell’informazione affinché il ricevente sia in grado di utilizzarla!

Allora, come non riconoscere «la forza e la gentilezza» del verbo “ampara’”: “ji ampare caccose a cacchidune” (glielo preparo affinché lo assimili e lo possa usare) ma anche “ji m’ampare caccose” (lo predispongo per me secondo le mie esigenze o capacità quasi da autodidatta). A confronto «io imparo qualcosa» risulta notevolmente insipido.

A questo punto invitiamo tutti a non considerare più errore l’uso del verbo «imparare» al posto di «insegnare». Nell’italiano più antico questo uso esisteva e il dialetto l’ha conservato, perché ci sono i buoni motivi che vi abbiamo illustrato.

Avreste mai pensato che per parlare bene l’italiano fosse così utile conoscere il dialetto?

Già, «non si finisce mai di imparare»...

Ultimo aggiornamento ( 02 Luglio 2019)