guardijane /wardïjánë/ agg. – guardiese

Quando anni fa decidemmo di rendere note le nostre attività per il recupero e sostegno del dialetto guardiese ci trovammo tutti d'accordo nell'appoggiare la provocazione del nostro massimo esperto, Arnaldo Ferrari: incominciare proprio dall'aggettivo dialettale che indica la nostra appartenenza e intitolare il sito web "coseguardiane". L'obiettivo era di cominciare a recuperare questo aggettivo che rischiava di scomparire dalla memoria degli stessi cittadini guardiesi.

Donn'Arnalde ci espose brevemente l'origine del problema grammaticale: l'uso piuttosto raro degli "aggettivi qualificativi etnici", almeno nei dialetti abruzzesi. Questi aggettivi, che indicano la relazione con una popolazione o luogo, sono molto spesso sostituiti dalla specificazione della località: si usa, infatti, dire "su di la Guardie", "jè di la Penne" o "le fuse di Priture".

Gli aggettivi etnici trovano più comunemente un uso sostantivato per indicare l'intera popolazione cittadina e spesso presenta connotazioni canzonatorie (pinnarulerapinille) se non sprezzanti (ursignise).

Non risultandoci che l'aggettivo riguardante Guardiagrele avesse particolari sfumature negative, fummo tutti d'accordo nel sostenere l'uso di "guardijane", da preferire a "guardjese" (con questa grafia per consentire di formare agevolmente il plurale "guardjise") che all'orecchio sensibile suona come un'ostentazione.

D'altronde, pensare, come fa qualcuno, a possibili confusioni di "guardijane" con il sostantivo corrispondente a "custode" appare una forzatura dei tempi moderni: nella tradizione per quest'ultimo significato si usavano termini specifici ben noti.

Se poi a questi motivi aggiungiamo che Modesto Della Porta fa dire a “lu scambate”: «…la mamma mè, la bbona guardiane…», badate bene, con pronuncia identica a guardijane per motivi di metrica, si può capire come facilmente arrivammo alla nostra decisione.

Tuttavia la scelta di usare la forma "guardiane" nel nome del sito non fu pienamente condivisa da donn'Arnalde. Egli sosteneva che si dovesse usare la grafia corretta, ossia "guardijane", e non voleva sentire ragioni. Per chiudere la discussione, grazie anche a pasticce e vine bone, concordammo che avremmo usato sempre la grafia "guardijane" ma, per il nome del sito, avremmo fatto ricorso alla forma semplificata per facilitarne l'uso specie ai non-guardiesi.

Lasciamo ora i bisticci, tipici dei bambini e di noi vecchi brontoloni e testardi, e torniamo a occuparci di questa bella e bona parole raccontandovi un recente episodio che ci ha tutti definitivamente convinti delle nostre scelte.

In una delle nostre consuete riunioni a la Cantine, mentre si rimarcava il fatto che molti guardiesi continuavano a essere restii nell'uso di "guardijane", quasi provandone imbarazzo, a Giansante, il nostro padrone di casa, è tornato alla mente un curioso e significativo aneddoto personale.

"Lu Principale" ha ricordato quando, da ragazzo, ascoltava i discorsi di avventori della sua "Cantina", quella vera che poi ereditò dai genitori. Più di una volta, nei colloqui di contadini che venivano a vendere i prodotti dalla zona del Sangro, probabilmente da Altino o Piane d'Archi, sentì citare "la guardijane". Lì per lì non ci fece caso perché dai discorsi non capì subito la relazione con Guardiagrele ma, poco tempo dopo, arrivò la rivelazione: la guardijane era il vento freddo che in quelle zone arriva dalla direzione di la Guardie. Dicevano: "J'aveme 'ncaminate che tirave na guardijane che tajave la facce!".

Confessiamo che la notizia ci ha abbastanza inorgoglito. Essere associati al temuto vento gelido da nord ci è piaciuto. Certamente molto meglio che a lu garbine ma, soprattutto, ci ha evitato di finire come i nostri vicini, ricordati in uno strofinaccio (ursignise)!

Allora ricordiamoci tutti che nu' seme guardijene!

Ah, in ogni caso, si può usare correttamente la forma omofona "guardïane" (con la dieresi) anche se preferiamo la prima per facilità di scrittura.

Ultimo aggiornamento ( 21 Gennaio 2018)