vazzije /vazzìjë/ s f – "vazzìa"

 

I più giovani avranno sentito questo termine all'interno di espressioni gergali ("Mi n'aje magnate na vazzije!") ma non pensiamo abbiano un'idea precisa di cosa si tratti. Dal contesto delle citazioni avranno potuto intuire che dovrebbe trattarsi di un recipiente di portata per vivande. Intuizione effettivamente corretta.

La vazzije è il recipiente che si usa nella tradizione culinaria abruzzese per la preparazione e la portata delle pietanze. Nelle famiglie più povere costituiva anche il contenitore comunitario di cibo da cui a tavola si attingeva direttamente, magari con le mani. Ricordiamo tutti la scena del film "Miseria e nobiltà" con l'incommensurabile Totò costretto a dissimulare la fame con un buffo balletto sulla tavola, intorno a na vazzije e tenendo in mano una presa di succulenti spaghetti!

Oggigiorno questo recipiente viene comunemente chiamato vaccile, stesso vocabolo, purtroppo, che definisce quello usato per l'igiene personale (catino o bacinella). Nei tempi andati, invece, i due tipi di recipienti avevano una chiara e diversa denominazione. C'erano, quindi, lu vaccile e la vazzije, differenti per uso, denominazione e spesso anche per forma.

A nostro avviso, sarebbe opportuno ritornare all'uso della denominazione "vazzije" per il recipiente da cucina. Il passo successivo sarebbe quello di ufficializzare il neologismo "vazzìa" nella lingua italiana in mancanza di un adeguato termine corrispondente. Questa assenza deriva probabilmente dal fatto che le tradizioni culinarie estranee all'Abruzzo e alle regioni meridionali italiane non ne prevedono l'uso. Ci sono le zuppiere, ci sono le insalatiere, recipienti simili, a volte, per forma ma destinati chiaramente ad usi diversi. Nella cucina moderna la pasta viene condita direttamente in pentola o in padella e poi portata in tavola nei piatti. A volte capita di dover fare la distribuzione in tavola e allora si usano i vassoi di portata. Tutta un'altra cosa!

Non dimentichiamo che questo tipo di recipiente è particolarmente utile nella preparazione di tutte quelle pietanze che richiedono un efficace mescolamento finale. Si pensi a pizze e fuje che necessitano di un energico seppur breve intervento ('mbrascate) per mescolare verdure, focaccia di granturco (pizze di randinie), patate, peperoni arrostiti ecc.. Eseguita l'operazione, la "vazzìa" viene portata orgogliosamente a tavola con il suo fumante e prelibato contenuto.

L'antica "vazzìa", rispetto ai moderni recipienti con la stessa funzione, aveva solitamente una forma più tondeggiante con un fondo piatto ridotto o inesistente. Spesso presentava una base, sempre piuttosto stretta, per fornire un appoggio stabile e un sistema di presa per agevolarne il trasporto. Questo sistema di presa poteva essere costituito da manici o da un bordo rinforzato. Molto caratteristiche erano le "vazzìe" con un bordo orizzontale largo qualche centimetro che correva lungo tutta la circonferenza. I ceramisti di Rapino ne producevano in quantità, anche con elaborate decorazioni per le tavole più signorili.

Purtroppo le "vazzìe" tradizionali sono scomparse da molti decenni probabilmente per fattori di ordine economico. Costavano di più e duravano molto meno proprio a causa della presenza del bordo, facile a scheggiarsi come accade normalmente ai piatti.

Allora, in attesa del riconoscimento del termine, ci accontentiamo di riportarlo tra virgolette per evidenziarne la derivazione dialettale. Non trascuriamo, poi, che questa denominazione presenta nobili origini risalenti al latino "vas", vaso o stoviglia, e potrebbe addirittura essere pervenuto nel nostro dialetto attraverso lo spagnolo "vasija".

Tutto sommato si farebbe almeno chiarezza: parlando di vaccile sarebbe inequivocabile il riferimento a un catino (o bacinella) per l'igiene personale e nessuno potrà pensare che si sta portando a tavola la pasta dentro una bacinella!

Ultimo aggiornamento ( 28 Agosto 2016)