Di san Silvestro I papa tutti sanno che viene ricordato l’ultimo giorno dell’anno civile quando si festeggia non lui ma l’arrivo del nuovo anno. Chi ne sa di più spesso non va oltre il suo calunnioso coinvolgimento nella Donazione di Costantino. Molti storici guardano a lui come a una personalità grigia assurta ad una fama immeritata.

Eppure il suo nome è ricordato in numerosissimi luoghi sacri e toponimi. È possibile che in tanti e per secoli si siano così grossolanamente sbagliati? Ovviamente no, anche se molti continuano a pensarlo.

Vediamo perché papa Silvestro I è stato fondamentale nella storia della Chiesa nonostante su di lui si sappia pochissimo di vero e tanto di falso costruito dopo la sua morte.

 

Vi sarete certamente resi conto, in molti frangenti, che davanti a qualcosa di nuovo ci si pongono domande mentre di fronte a qualcosa di familiare, specialmente se conosciuto da sempre, si tende a dare tutto per scontato e a porsi domande neanche ci si pensa. Vi sarà capitato spesso, quindi, di scoprire solo da adulti particolari sorprendenti addirittura riguardo alla vita dei vostri genitori e poi di chiedervi perché ne siete venuti a conoscenza con tanto ritardo. Situazione comune e naturale che però, forse, dovremmo abituarci a contrastare.

Ogni tanto fermiamoci a riflettere su qualcosa di familiare e persino banale, resterete sorpresi dalle tante domande che vi verranno in mente e alcune di esse sono spesso fondamentali.

Se avrete modo di dar loro seguito quasi certamente l’oggetto della vostra attenzione apparirà in una luce completamente nuova.

Queste riflessioni ci sono venute alla mente qualche tempo fa passando per la milionesima volta davanti alla chiesa, ora sconsacrata, intitolata a san Silvestro, lungo il corso di Guardiagrele, all’angolo in cui termina via Tripio. Già alla prima occhiata ci si rende conto di essere davanti a un edificio molto antico e, a suo tempo, di una certa importanza. Eppure, pensandoci bene, non è semplice motivare la sua intitolazione. Certo, san Silvestro è un santo molto familiare, ma in fondo solo perché la sua memoria liturgica occupa l’ultimo giorno del calendario civile, ma questo non può essere il motivo della sua ricorrenza nell’intitolazione di luoghi sacri e conseguentemente nella denominazione di molte località sparse nei territori cristiani (tra l’altro, l’usanza di festeggiare il passaggio di anno si è diffusa solo in epoche recentissime). Allo stesso periodo risale la chiesa di San Nicola di Bari, poco più su lungo la stessa strada, ma per essa, la popolarità costante nel tempo del santo titolare, non fa nascere dubbi di sorta. E pensare che, nel nostro stesso comune, a san Silvestro (che poi, più precisamente, è san Silvestro I papa) è intitolata la parrocchia nella frazione di Villa San Vincenzo. Se poi allarghiamo il territorio in esame, oltre alla parrocchia di Pennapiedimonte, viene subito in mente la popolosa frazione del Comune di Pescara. E anche ad Atessa troviamo Monte Marcone che un tempo era chiamato proprio Monte S. Silvestro, quando era sede di un monastero e costituiva un’importante stazione tratturale per le greggi in transumanza. Tralasciamo l’elenco dettagliato di altri toponimi e altri edifici di culto sparsi in tutto l’Abruzzo e fuori regione.

Diventa, allora, sempre più intrigante capire le ragioni di questa fioritura di intitolazioni perché, passando in rassegna i giudizi di molti storici moderni, la figura di papa Silvestro I è definita piuttosto anonima. C’è qualcosa che non torna e forse non riguarda il papa santo. Cosa può essere sfuggito a gran parte degli storici cristiani e agli agiografi? Abbiamo indagato e ci siamo convinti che qualcosa di importante effettivamente c’è stato.

I periodi storici che hanno acceso la popolarità di papa Silvestro I sono essenzialmente due ed è interessante notare che in un caso la sua personalità brillò restando sotto la cenere, nell’altro rifulse senza meriti propri, quasi come una compensazione a distanza di qualche secolo. In definitiva, il nostro sfortunato santo è ricordato soprattutto in relazione a documenti falsi e a narrazioni chiaramente leggendarie. Sembra quasi che gli storici abbiano voluto fargli pagare la popolarità goduta a fronte dell’inesistenza di documenti attendibili che placassero il loro appetito di ricercatori. Ecco nascere una serie di epiteti quali «anonimo» e «insignificante», per arrivare anche a «squallido».

Vediamo di spiegarci cominciando a fissare i paletti del ragionamento.

Tutte la questioni sorte intorno a questo papa dipendono dalla quasi perfetta coincidenza temporale tra il suo pontificato e l’impero di Costantino il Grande. I pochi mesi di differenza tra gli estremi dei due periodi hanno, tuttavia, un’importanza decisiva nella definizione della realtà dei fatti.

Silvestro fu eletto papa nel 314, immediatamente dopo la presa di potere di Costantino sull’Impero d’Occidente (312) e l’emanazione dell’Editto di Milano sulla tolleranza religiosa (313). Il papa morì nel 335, due soli anni prima di Costantino, e quindi i due esercitarono il rispettivo ruolo contemporaneamente per ben ventun anni.

I manuali di storia riportano doverosamente le vicende politiche e militari di Costantino che portarono a ridisegnare completamento l’assetto dell’Impero. Costantino estese il suo dominio anche sulla parte orientale che era quella a cui teneva maggiormente, tanto da istituire colà la capitale di tutto l’Impero (rifondazione di Bisanzio con il nome di Nuova Roma, poi divenuta Costantinopoli). Aggiungiamo un importante particolare che in sé ha qualcosa di strabiliante: nonostante quanto si narra a proposito delle apparizioni che precedettero la vittoria definitiva su Massenzio al Ponte Milvio (312), Costantino rimase un adoratore del dio Sole e si convertì al Cristianesimo solo in punto di morte.

Negli stessi manuali, cercando notizie su papa Silvestro I, si troverebbe innanzi tutto una mole imponente di fatti definiti leggendari quando non del tutto evidentemente falsi. Depurati i testi della parte controversa, di questo papa resta pochissimo e questo spiega perché lo studente o studioso poco accorto viene indotto a pensare che si tratti di una figura «grigia». Ma come è possibile emettere un simile giudizio sapendo che fu proprio sotto il pontificato di Silvestro che i Cristiani realizzarono l’impensabile passaggio dalle persecuzioni alla protezione da parte dell’autorità imperiale? La faccenda va approfondita facendo ricorso alle analisi di storici meno superficiali o, perlomeno, sbrigativi.

Papa Silvestro, dunque, si ritrovò ad interagire per tutti i ventuno anni del suo pontificato con una controparte politica estremamente ingombrante che deteneva il potere assoluto sul mondo conosciuto, anche se in alcune regioni occidentali la sua autorità era più che altro formale. Questo potere assoluto prevedeva anche la possibilità, a discrezione dell’Imperatore, di ricacciare i Cristiani nelle catacombe e riprendere con le persecuzioni (cosa che stava per accadere sotto il governo di Giuliano, detto l’Apostata, uno dei successori di Costantino).

Negli anni delle persecuzioni, con un’organizzazione forzatamente esile, la Chiesa faceva molta fatica a mantenere la sua ortodossia e infatti quello fu il periodo in cui nacquero le più importanti eresie che anche nei secoli successivi squassarono il popolo cristiano. Con l’Editto di Milano che riconosceva a tutte le confessioni religiose pari dignità la diffusione di posizioni non ortodosse non trovò più argini.

Costantino si rese conto ben presto che la variegata situazione dottrinale rappresentava un intralcio nella sua opera di riunificazione di tutto l’Impero. La comunità cristiana, che cresceva continuamente di numero e per la quale aveva sempre dimostrato una certa predilezione, era quella più incline a portare avanti diatribe dottrinali che spesso sfociavano in episodi violenti. Le questioni religiose costituivano, quindi, anche un problema di ordine pubblico.

I Cristiani, appena usciti dalla clandestinità, non disponevano di una struttura organizzativa in grado di esercitare un’autorità sufficiente a dirimere agevolmente le derive dottrinali o a impedire che esse nascessero. Fu questo stato di cose a far sì che tra Silvestro e Costantino si producesse una comunanza di obiettivi che permise a Silvestro di garantire l’ortodossia religiosa attraverso l’autorità politica dell’Imperatore (pur rimasto pagano).

Costantino, certamente di concerto con Stefano, indiceva e gestiva i lavori delle più importanti assemblee cristiane in tutto l’Impero. Il papa non aveva neanche la necessità di muoversi dalla sede romana, anzi, ne veniva fermamente sconsigliato per motivi di sicurezza personale. Fu Costantino a indire il primo concilio ecumenico tenutosi a Nicea, evento fondamentale per la Cristianità, durante il quale si approvò il Credo per riaffermare la divinità di Gesù Cristo contro l’eresia ariana. Per inciso, la responsabilità di indire e gestire i lavori delle assemblee cristiane al fine di favorire l’unità religiosa rimase in capo all’Imperatore per tutto il primo millennio e quindi non si trattava di una conseguenza della presunta mancanza di nerbo da parte di papa Silvestro.

Il consolidamento dottrinale e organizzativo, la disponibilità di mezzi e di importanti luoghi di culto (tra le altre cose, Silvestro ricevette in dono da Costantino la sede di San Giovanni in Laterano, tuttora cattedra papale), sia pur conseguiti attraverso l’autorità imperiale, resero evidenti alla comunità cristiana i meriti di questo papa. In un’epoca in cui la santità rappresentava un riconoscimento attribuito per volontà popolare solo a chi aveva testimoniato la propria fede attraverso il martirio, la gratitudine dei fedeli fu tale che papa Silvestro fu riconosciuto subito santo nonostante fosse morto nel proprio letto. Per lui venne coniato l’attributo di «confessore» in sostituzione di quello di «martire» e l’anno dopo il suo «transito» aveva già il giorno della memoria in calendario. Lì è rimasto anche dopo l’accurata revisione storica degli ultimi anni ’60 che ha eliminato o declassato nel Calendario Romano Generale un buon numero di santi con vicende di dubbia attendibilità.

Considerato quanto detto, può trovare giustificazione la definizione di “opaca e «squallida»” per la figura di questo papa santo, definizione che continua a rimbalzare nelle citazioni tra moderni autori evidentemente più anticlericali che laici? A nostro parere no e riteniamo questo giudizio certamente ingeneroso, immeritato e forse anche oltraggioso.

Ma come si può essere arrivati a formulare giudizi di questo genere? Abbiamo la convinzione che l’errore derivi sostanzialmente da quanto avvenuto successivamente alla sua morte e quindi non certo per merito o colpa di papa Silvestro. Ci riferiamo alla vicenda della cosiddetta Donazione di Costantino.

Si tratterebbe di un atto diplomatico con il quale l’imperatore Costantino donava alla Chiesa la giurisdizione sull’Impero d’Occidente, il principato anche sui patriarchi orientali e la sede nella basilica e nel palazzo del Laterano. Di questo atto sembra si parlasse già nei secoli successivi alla scomparsa dei due protagonisti ma solo in epoca carolingia cominciò a circolare una sua trascrizione all’interno di altri documenti.

I primi dubbi sull’autenticità del testo furono espressi già nel X secolo fino a che, nel XV secolo, lo si riconobbe patentemente falso. Ad onor del vero, occorre evidenziare che stiamo parlando di una trascrizione perché non si dispone del documento originale. Questo significa che potremmo essere di fronte ad un testo contenente errori dovuti a incuria nella copiatura o a interpolazioni di testo mancante. In altre parole, considerato che Costantino non dimostrò mai molto interesse per la parte occidentale dell’Impero, considerata poco difendibile e solo fonte di problemi, l’atto potrebbe esserci effettivamente stato anche se la trascrizione disponibile non era evidentemente conforme all’originale. Ulteriori indagini di approfondimento non sono state condotte da molti secoli.

Ad ogni modo, per oltre sei secoli a cavallo dell’anno 1000, papa Silvestro I, secondo quanto indicato nell’atto, fu ritenuto il destinatario della donazione anche se le date in gioco, definite meglio in studi successivi, avrebbero dovuto portare a individuare l’eventuale destinatario nel suo predecessore Milziade. Questo rinverdì la sua popolarità e spiegherebbe la presenza del suo nome nelle intitolazioni di località ed edifici di culto sorti in quel periodo.

In conclusione, ritorniamo alla domanda già precedentemente formulata: è corretto e accettabile gettare discredito sulla figura di san Silvestro I papa a causa di un falso (Donazione di Costantino) e a vicende leggendarie, in verità tutte postume? Certamente no. Eppure questo continua ad accadere da parte di studiosi e storici che si citano reciprocamente e in cascata e mostrano difficoltà nel riconoscere i meriti effettivi di un papa sotto il cui pontificato la Chiesa ha avuto un impulso come pochi altri nella sua storia. Preferiscono dare meriti all’allora pagano Costantino!

Per i credenti, invece, potrebbe essere il caso di vedere in questa vicenda lo zampino della Provvidenza che è riuscita a mettere in luce ed esaltare una personalità meritevole seguendo percorsi che potremmo definire stravaganti. Qualcuno evidenzia addirittura che anche la data della sua morte, un 31 di dicembre, richiami il “dies natalis” della Chiesa stessa verso un’epoca completamente nuova.

Non stupiamoci, allora, se i nostri antenati, in quei secoli di passaggio dal primo al secondo millennio, avevano ben presente la figura di san Silvestro I papa e se a Guardiagrele decisero di intitolargli la seconda parrocchia del centro storico. L’operazione rendeva merito ad un grande pontefice anche se avveniva sulla spinta di motivazioni alquanto improprie.

Purtroppo a Guardiagrele non è comodo rendere omaggio a questo grande Papa Santo. La sua chiesa è sconsacrata e del contenuto non è rimasto nulla se non, fortunatamente, un antico busto artistico conservato però sotto chiave in un locale non accessibile della parrocchia di San Giuseppe Artigiano nella frazione di Comino.

Ultimo aggiornamento ( 29 Dicembre 2021)