E sì, con queste temperature è proprio tempo di pallotte!

Noi guardiesi di una certa età se parliamo di pallotte ci riferiamo innanzi tutto a quelle culinarie perché non è più il caso per noi di avventurarci in una battaglia a palle di neve. Le care tipiche polpette, in particolare quelle a base di uova e formaggio, sublimemente preparate nelle case e nei ristoranti della nostra zona.

Originariamente era una pietanza della cucina povera con la quale si volevano imitare le polpette fatte di carne che comparivano sulla tavola delle famiglie più agiate. I tempi cambiano e la situazione si è quasi rovesciata. Ma non è di questo che volevamo parlare.

Qualche sera fa, mentre eravamo alle prese con il solito tressette, per poco non è scoppiata una guerra. Guerra sul dialetto, intendiamoci, e da parte nostra il guerrafondaio è stato, come sempre in questi casi, don Arnaldo (il notaio Ferrari).

Vi racconto quanto è accaduto.

Mentre si chiacchierava di tante cose il discorso cadde sulle pallotte. Qualcuno diceva che c'è chi si rifiuta di metterci il grana ma usa solo pecorino. Qualcun altro asseriva che c'è chi utilizza anche l'erba cipollina oppure il pane di grano duro. Insomma, si discuteva ma ci si interessa soprattutto alle carte da giocare. Questo fino a quando Giansante, il più tecnologico di noi tutti, per avvalorare una sua tesi, ha fato ricorso a internet… e qui è avvenuto il fattaccio!

Osservando i siti che il motore di ricerca ci offre, don Arnaldo è saltato sulla sedia:

«Ma come diavolo scrivono questi qua!»

In realtà don Arnaldo non ha usato la parola diavolo e questo dà un'idea nel suo caso di quanto fosse furente.

Dopo aver sbirciato anch'io non ho potuto che condividere il suo, chiamiamolo, estremo turbamento. Dopo "pallotte", correttamente scritto, sul web c'è di tutto: cace e ove, cac'e ove, cacio e ove, cacio e ova, cacio e ovo, casce e ova, cac' e 'ove, cace e ov e via andando. E allora don Arnaldo si è sfogato:

«Se non si sa scrivere in dialetto, si usi l'italiano! È semplice: basta scrivere "Polpette cacio e uova"!»

Giansante ha sommessamente chiesto: «E "pallotte cacio e uova"?»

«Per l'amor di Dio, Giansante! Se cerchi tra i vocabolari, dizionari ed enciclopedie, di "pallotta" troverai probabilmente solo Giovanni Evangelista Pallotta, cardinale di circa quattro secoli fa! "Pallotta", anzi, "pallotte" è puro dialetto e va accompagnata da termini in dialetto. Quindi: "Pallotte casce e ove". Non ci sono alternative, non solo nel guardiese ma neanche in tutto l'Abruzzo!»

Poi ha aggiunto, indicando lo schermo del computer:

«Guardate, solo a Santa Maria Imbaro c'è una sagra che riporta il loro nome correttamente!»

Continuando a osservare lo schermo ha ripreso dicendo:

«Però, anche sul sito del comune di Orsogna l'hanno scritto correttamente. Anzi, c'è anche un raffinato articolo "li" messo davanti, invece del comune "le"… ma tutte le altre ricette riportate nel sito contengono errori ortografici grossolani!»

Meno male perché, altrimenti, si rischiava di parlar bene di Orsogna!

Insomma, alla fine don Arnaldo ci ha fatto sospendere la partita (forse anche perché stava perdendo) e ci ha fatto promettere solennemente che in nessun locale avremmo ordinato la pietanza se non correttamente indicata nel menù come

Pallotte Casce e Ove.

Qualcosa di simile era già accaduto con li gnuccune de la tresche in occasione di una notte bianca di qualche anno fa, ma allora l'ira di don Arnaldo era sbollita dopo averne assaggiato un piatto. Stavolta, invece, ha voluto la promessa.

L'abbiamo fatto volentieri perché, dopo questo sfogo, la pietanza con condimento di strafalcioni sicuramente je fa pese!

Ultimo aggiornamento ( 25 Novembre 2019)