Vincenzo Ferrer nacque in Spagna, a Valencia intorno alla metà del XIV secolo, figlio di un notaio inglese ma da madre spagnola.

Prese l’abito dei Domenicani giovanissimo e si dedicò agli studi con notevole profitto, tanto che a vent’anni iniziò ad insegnare in Catalogna, all’università di Lerida e poi a Barcellona. Tuttavia, non si allontanò molto da Valencia perché continuamente richiamato per dirimere controversie cittadine. Fino a quando il cardinale Pietro de Luna, legato pontificio in Spagna che lo aveva notato tempo, lo portò con sé ad Avignone dove, poco dopo, fu eletto papa con il nome di Benedetto XIII. Fautore della riunione dallo Scisma, come S. Caterina da Siena, si ritrovò però a sostenere il partito opposto.

Vedendo nulli i suoi sforzi decise di ritirarsi in convento dove, ben presto, nel corso di una malattia, ebbe la visione del Salvatore, accompagnato da san Domenico e san Francesco, che lo guariva invitandolo a percorrere l’Europa in missione apostolica. Ottenuto il consenso del suo papa, cominciò a viaggiare infiammando i fedeli con le sue prediche e ottenendo numerose conversioni, in particolare di ebrei, ma anche di musulmani a Granada, ultimo regno moresco in Spagna.

Nel corso dei suoi viaggi, con un seguito di penitenti che arrivarono fino a diecimila unità, ebbe modo di rivedere la sua posizione relativamente allo Scisma e fu poi egli stesso a convincere Benedetto XIII a rinunciare al papato a favore della riunificazione.

Morì nel corso dei suoi viaggi a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile del 1419.

 

Un cero per il santo

Di questo santo non sarebbe privo di senso chiedersi cosa c’entri con Guardiagrele. Qualcuno potrebbe addirittura chiedersi cosa c’entri con l’Italia, avendola toccata solo marginalmente nei suoi viaggi. La Chiesa stessa, pur riconoscendo la sua grande personalità, gli dedica solo una memoria facoltativa.

Come si spiega, quindi, la sua notorietà nel nostro territorio comunale? E la risposta non è che la più popolosa delle nostre frazioni è intitolata proprio a san Vincenzo, anzi, questo porta a riformulare la domanda chiedendosi come mai la località ha preso quel nome.

La faccenda diventa più intrigante se si considera che le altre località italiane che portano quel nome sembrano tutte dedicate a san Vincenzo martire, santo omonimo e connazionale, vissuto molto tempo prima.

Da queste considerazioni sembra proprio sostenibile l’ipotesi che tutto dipenda dalla famiglia Ferrari che in epoche passate aveva terreni nell’area in cui è edificata l’attuale chiesa parrocchiale di San Silvestro a Villa San Vincenzo.

Tutta l’area era indicata come quella “di li Firrere”, e la popolazione locale era notoriamente devota a s. Vincenzo Ferreri (secondo la forma italianizzata).

Verso la fine del XIX secolo l’antica chiesa della Madonna del Freno venne reintitolata al santo spagnolo con il poderoso sostegno della famiglia Ferrari che per assonanza del cognome considerava il santo quasi uno di famiglia.

Resta ancora da comprendere, invece, il motivo della presenza di una bella statua del Santo nella chiesa della Madonna del Rosario, quella situata nel punto più in alto del centro abitato di Guardiagrele.

Per quel santo i fedeli della zona del Piano nutrono devozione ma anche notevole affetto e lo identificano come il santo “’nchi lu pipidinie a la cocce”, assimilando ad un peperone la fiamma che viene posta sul capo di san Vincenzo Ferrer a rappresentare il suo fervore nella predicazione.

Chi volesse può recarsi in questo luogo per un gesto di devozione.

Ultimo aggiornamento ( 09 Aprile 2024)