Mentre i cocomeri stanno per raggiungere il periodo di migliore maturazione ci siamo messi a ricordare quanto accadeva al mercato e nelle case fino a qualche anno fa. Durante la canicola il cocomero, di cui preferiamo questa più appropriata denominazione rispetto ad anguria, il cocomero, si diceva, è il frutto della festa, a fine pasto o fuori pasto. L’arrivo di questo frutto provoca immediatamente euforia, simile all’arrivo di una ricca torta e non certo a quello di frutti anche ricercatissimi. Sarà per il festoso rituale che coinvolge tutti, sarà per la gioia dei bambini che lo mangiano sempre volentieri, ebbene sì, non è proprio possibile gustarlo in raccoglimento.

Nei pranzi in cui si vuol mantenere un certo tono si è costretti a seguire l’etichetta che richiede l’uso di coltello e forchetta ma sarà successo a tutti di costatare che la soddisfazione non è la stessa.

Il rituale richiede, come da tradizione, le tre azioni fondamentali descritte nel detto: “’Nchi lu citrune si magne, si veve e ci s’allave la facce!”. Secondo noi, però, bisognerebbe aggiungerne altre due. La prima è “si sone”, perché addentando la polpa del cocomero “s’à da surchja’!”. Il risultato quasi inevitabile è quello di assistere all’esibizione di un complesso di armoniche a bocca dal suono decisamente rudimentale. L’ultima azione, valida però solo in luoghi all’aperto, è “ci s’aricree” perché durante la masticazione è possibile conservare i semi per dar vita ad una vivace gara di abilità su chi li sputa più lontano. A volte, in aree private, viene aggiunta anche la competizione sul lancio della buccia. Nulla di ecologicamente sconveniente perché tutti i residui sono facilmente biodegradabili.

Le ultime generazioni sono abituate a portarsi via i resti dalle aree pubbliche. Una volta non era proprio così e i meno giovani ricorderanno che il giorno di San Donato la Villa Comunale era quasi inaccessibile al pomeriggio. I gruppi provenienti dal circondario, “devoti” più alla tradizione, forse, che al santo, risalivano attrezzati per una sciuscillette e stendevano i teli proprio sulla ghiaia della Villa. Erano decine e decine e tutti indistintamente chiudevano con la cerimonia di lu citrune. Pochissimi provvedevano, poi, almeno a raccogliere in un angolo i resti (le amministrazioni dell’epoca non piazzavano bidoni). La passeggiata pomeridiana diventava un percorso di guerra tra le bucce di cocomero.

Dopo aver ricordato il cerimoniale della consumazione del cocomero, ci piace fare un passo indietro per descrivere cosa solitamente accadeva prima.

Cocomero con tassello

In questo periodo cominciavano ad arrivare quantitativi enormi di cocomeri perché la maturazione non era controllata e quindi maturavano quasi contemporaneamente. I migliori, o perlomeno quelli più pubblicizzati, arrivavano da Campomarino, sulla costa molisana.

I grossi frutti sferici venivano disposti in cumuli appoggiati su teli nella piazza del mercato (lu Larghe di lu Randinie) e ci si meravigliava che non rotolassero giù per le strade che a Guardiagre

le, si sa, sono tutte in pendenza. Molto particolare era il modo in cui si procedeva alla vendita. Ora che i cocomeri si comprano anche al supermercato non c’è modo di interagire molto con il venditore. Lo si può comprare intero («a scatola chiusa») oppure a metà o quarti ma confezionati. La bontà del prodotto si può giudicare al massimo dal colore. Una volta era diverso: i cocomeri non si compravano sulla fiducia e si esigeva l’assaggio.

Il venditore, con mano abile, incideva il frutto ricavandone uno spicchio con la forma approssimativa di un tronco di piramide (“lu callecchje”) e lo porgeva all’acquirente scettico. Dopo il morso, la parte rimanente veniva ricollocata al suo posto per fare da tappo. Questo era il modo più sicuro per assicurarsi sulla bontà del cocomero. C’era chi millantava di essere in grado di farlo mediante colpetti dall’esterno (a sicunde di ‘gna ‘rintone quande tùzzele) oppure esercitando una pressione (a sicunde di ‘gna crìchele quande prime): metodi poco affidabili. Meglio assaggiare.

Ultimo aggiornamento ( 08 Luglio 2019)