Quando si pensa al nostro Modesto Della Porta si pensa al trombone d’accompagnamento, ma c’è un altro strumento musicale che gli permette di mostrare al massimo il suo talento: la zampogna, anch’essa principalmente strumento d’accompagnamento.

“La Novena di Natale” è l’opera in cui si esaltano le capacità evocative del poeta e dello strumento. A chi si accinge a rileggerla per l’ennesima volta vogliamo raccontare quanto abbiamo scoperto indagando sul misterioso riferimento ad un miele delle Cese che il poeta fa per celebrare la dolcezza del suono de “la scupine”.

 

Quando s’avvicina il Natale subiamo tutti il richiamo di quello che si definiva il focolare domestico, certamente per la temperatura esterna ma soprattutto per le suggestioni del calore famigliare. Questo periodo di intimità permette il piacevole assalto di tanti ricordi vissuti o semplicemente narrati e consente di perpetuare tradizioni che sopravvivono all’invasione del futile travestito da necessario.

Una delle tradizioni di ogni buon guardiese (anche se ormai si potrebbe dire di tantissimi abruzzesi) è quella di rileggere o riascoltare «La Novena di Natale», una delle più pregevoli opere del nostro Modesto Della Porta. Tutti la conoscono e sono in grado di citarne dei versi. La lingua usata è ancora attuale e comprensibilissima, ma gli anni trascorsi possono aver offuscato la chiarezza di alcuni richiami d’epoca.

Uno di questi riferimenti ci intrigava da tempo, tutte le volte che si rileggeva dello struggimento del poeta davanti a zi’ Pasquale che “zuffiave, zuffiave ‘nchi la vocche e ‘nchi lu core” creando un incantesimo che teneva avvinti i temerari che ascoltavano sotto la neve. Tale era il rapimento che Modesto si chiede:

[Ma zi’ Pasquale] “Chi ci à messe lu miele di li Cese [...] dentre a chili vusciche?”.

Ecco, vogliamo proprio parlare del “miele di li Cese” che all’epoca del poeta doveva essere qualcosa di talmente prelibato da non aver bisogno di ulteriore specificazione.

Sfortunatamente nulla di significativo è stato possibile rintracciare su questa definizione dopo un’indagine ampia ma superficiale. Abbiamo così deciso di avviare un’indagine diretta e meticolosa al fine di stabilire cosa fossero queste Cese da cui proveniva quell’eccellente prodotto.

Il primo risultato è stato che “le Cese” sono un toponimo abbastanza diffuso. In Abruzzo questa denominazione ricorre alcune volte e su queste ci siamo soffermati per non allargare troppo l’area da indagare. Per inciso, precisiamo che il nome è così frequente perché indica un territorio di boschi cedui (li cese) con terreno non coltivabile. Periodicamente si procedeva alla cese, dal latino «caesa» (tagliata) da cui deriva anche il verbo dialettale classico cisa’ che si usa per la potatura delle siepi.

Alla domanda «Quali, tra le Cese abruzzesi, sono quelle un tempo rinomate per il miele?» non è stato facile rispondere perché da una prima analisi delle rispettive storie non risultava alcun riferimento all’apicoltura.

La svolta c’è stata consultando la prima edizione della «Guida Gastronomica d’Italia», pubblicata dal Touring Club Italiano nel 1931, proprio nel periodo di interesse. In essa si menziona Casalanguida come territorio d’eccellenza per il miele e Casalanguida è proprio uno dei comuni che comprende una località denominata le Cese.

Con sorpresa e un certo disappunto abbiamo, però, constatato che non è possibile rintracciare riferimenti attuali alla produzione di miele in quel comune e quindi non ci è restato che procedere ad una indagine sulle memorie degli abitanti del posto.

Prima di partire ci siamo premurati di telefonare in Comune per sapere se potevano segnalarci qualcuno tra gli abitanti in grado di fornirci informazioni o darci indicazioni a riguardo. Siamo stati messi in contatto direttamente con il Sindaco che, mostrandosi interessato, ci ha fissato un appuntamento telefonico per uno dei giorni successivi al fine di definire un incontro personale. Più di quanto speravamo, ma la realtà si è dimostrata ben diversa perché nei giorni seguenti il Primo Cittadino è risultato sempre irraggiungibile. Poco male, per quello che si intendeva fare non avevamo necessità di una sponda politica. Insomma, alla fin fine siam partiti comunque con direzione le Cese di Casalanguida.

Arrivati sul posto – una località con poche abitazioni e tanti campi più o meno coltivati - ci siamo resi conto che, nonostante la bella giornata, non si scorgeva anima viva. Per fortuna il rumore di un motocoltivatore ci ha rincuorato pur se dalla strada non si riusciva a comunicare con l’uomo che lo stava usando. Abbiamo atteso pazientemente in strada che l’agricoltore arrivasse al cancello per presentarci. In un primo momento il gentilissimo Nicola Menna, pensando che eravamo in cerca di miele, ci ha invitati a cambiare zona indirizzandoci verso i territori prospicienti di Tornareccio e Atessa, ma dopo i necessari chiarimenti si è soffermato volentieri a parlarci della storia di quel luogo. Ci ha raccontato dei nonni che parlavano del miele prodotto in quel luogo e ha aggiunto che anche in questi anni vengono da fuori comune a piazzare arnie per produrre dell’ottimo miele di erba sulla, la rampalupine. E sì, il territorio è ottimo ma gli apicoltori sono di fuori comune! Nessuno riconosce più quel miele come «miele delle Cese» di Casalanguida.

Già abbastanza soddisfatti della conferma ricevuta alla nostra ipotesi, ci siamo recati in centro per un momento di ristoro e abbiamo scelto un bar che potesse fare al caso nostro anche ai fini della nostra ricerca. Era il Pub Tunnel dove abbiamo avuto la possibilità di parlare ampiamente con i titolari, per nostra fortuna non ragazzetti, i quali si sono subito dimostrati anch’essi interessati e coinvolti.

Ci hanno informato che la storia, ahimè solamente antica, del miele a Casalanguida è legata al nome di Angelo D’Annunzio, famoso poeta e apicoltore locale vissuto a cavallo del 1900. Certamente il miele cui si riferiva Modesto Della Porta era quello di sua produzione. Purtroppo l’attività apicola di Angelo non è stata proseguita dai discendenti, dottori in farmacia nelle successive generazioni. A questi discendenti si devono le farmacie di Casalanguida e di San Salvo sotto il nome di Di Croce.

Come vedete, partendo da Modesto Della Porta siamo usciti dal nostro centro per recuperare un brandello di storia in un comune vicino.

Da un lato abbiamo trovato conferma dell’estensione dell’area di interesse di Guardiagrele in epoche trascorse, ma dall’altro ci è spiaciuto prendere atto di un importante patrimonio imprenditoriale andato perduto a Casalanguida. Tuttavia, esiste la possibilità che qualcuno consideri come l’opera di Modesto Della Porta conserverà ancora per secoli la memoria del «Miele delle Cese», una garanzia di qualità di cui qualche coraggioso e volenteroso si potrebbe riappropriare a favore di quel territorio. Se lo diceva Modesto...

Ultimo aggiornamento ( 28 Dicembre 2021)