Giovanni il Battista, ultimo dei profeti, ha il privilegio di essere ricordato nel calendario liturgico non solamente nel giorno della morte (presunta nel 29 agosto) ma anche in quello della nascita, come avviene solo per Nostro Signore e sua madre. Tanti i motivi per questo privilegio benché non risulti abbia fatto alcun miracolo in vita.
Innanzi tutto si deve considerare che anche la sua nascita venne annunciata dall’arcangelo Gabriele. Apparso al padre Zaccaria, ottenne la stessa prima reazione di incredulità, questa volta motivata dall’avanzata età sua e di sua moglie Elisabetta. Comprensibile la sua prima diffidenza che però protrasse un po’ troppo e per questo venne punito.
A merito del Battista si può ascrivere, in particolare, il fatto che riconobbe il Figlio di Dio già nel grembo della madre e in quel momento fu riempito di Spirito Santo. Non bisogna, poi, trascurare il privilegio di essere il neonato con il quale si esercitò la giovanissima Maria nel ruolo di mamma!
Visse circa trent’anni e molti anni li trascorse nel deserto nutrendosi di locuste e vestendosi con i peli di cammello.
Finì decapitato per la vendetta di Erodiade, tramite la figlia Salomè. Non sopportava più le critiche alla sua condotta immorale per aver sposato il cognato re Erode Antipa, matrimonio vietato dalla legge ebraica. La sua testa venne esposta al dileggio durante una baldoria di corte.
La distanza di sei mesi dalla nascita di Nostro Signore (collocata nel calendario in prossimità del solstizio invernale) comporta che la nascita del Battista si posiziona a sua volta in prossimità del solstizio estivo. Questa coincidenza ha fatto sì che le due solennità abbiano raccolto e cristianizzato un folto numero di riti tradizionali precristiani.
Il giorno della Natività di San Giovanni Battista è considerato dalla nostra tradizione punte di stelle[1] e quindi da rispettare in modo particolare onde evitare inconvenienti di varia natura.
Un cero per il Santo
A un osservatore poco informato appare incomprensibile come alla presenza nel nostro territorio di tanti richiami a san Giovanni (Battista) non corrisponda un luogo di culto riservato al Santo. Ma non stiamo parlando solo di un edificio dedicato, bensì anche di cappelle o altari all’interno di chiese diversamente intitolate. Siamo addirittura in difficoltà nel trovare una statua a lui dedicata.
Sembra quasi di dover rispettare un diktat contenuto in un ipotetico trattato di pace dopo il Sacco di Guardiagrele del 1799 quando la chiesa di san Giovanni venne saccheggiata e abbattuta dalle truppe giacobine e dagli sciacalli al loro seguito.
Se proprio volete rendere omaggio a san Giovanni Battista davanti ad una sua immagine non vi resta che recarvi nella chiesa della Madonna del Rosario, in cima al centro storico. Colà, da qualche decennio, potrete ammirare un dipinto di pregevole fattura, di autore di scuola napoletana, dono alla chiesa dei familiari di una signora molto devota alla Madonna del Rosario.
Bone a sape’
La notte e il giorno
Nelle religioni naturali i giorni di solstizio sono sempre considerati capisaldi nell’evoluzione annuale delle stagioni. Quello invernale legato al sole che riprende vigore è ovviamente ritenuto il più importante perché ha il valore di una speranza che si avvera e di una promessa per il futuro. Non a caso la Chiesa cristiana ha collocato in quel periodo la solennità del Natale di Nostro Signore.
Il solstizio estivo rappresenta, invece, la chiusura di un ciclo in cui il sole ci dice: «Ho mantenuto le mie promesse. Ora spetta a voi impegnarvi a raccogliere i frutti che vi ho aiutato a produrre». Il nostro ringraziamento si manifesta proprio con la celebrazione di quel giorno. Una specie di «Grazie! Ora puoi andare piano piano a riposarti».
Non ci è possibile descrivere tutti i riti che nei secoli si sono consolidati intorno al giorno della Natività di san Giovanni Battista, corrispondente estivo del Natale di N. S.. Tanti riti per sottolineare una festa di ringraziamento che si avvia nella notte che introduce alla nascita del sole più vigoroso. Ricordiamone alcuni.
La raccolta della rugiada notturna che si esprime attraverso la bacinella d’acqua con fiori ed erbe particolari (immancabile l’iperico).
La barca di san Giovanni con le sue vele che si formano nell’acqua lasciata all’aperto.
La visione del sorgere del sole con i presagi meteorologici e i benefici alla salute:
San Giuvanne, lu sule ‘gna jesce s’allave la facce: chji li vede nin pate dulore di cocce.
Lu sangiuvanne e la cumparanze
Non è certo il motivo per il quale si sia fatto ricorso a san Giovanni Battista quale garante dell’istituto ma esistono alcuni aspetti che riconducono inequivocabilmente al santo. Addirittura si pensa ad un’origine pagana in cui interveniva un giuramento in occasione del solstizio d’estate e nell’era cristiana il riferimento è passato alla ricorrenza della Natività di San Giovanni Battista che cade qualche giorno dopo.
Tuttavia, il legame con il santo trova anche radici in tradizioni popolari. Ad esempio, in molte zone d'Italia si usa l'espressione "San Giovanni non vuole inganni", specie a Milano (“San Giuan fa minga ingan!”) pur se l'espressione ha origini medievali fiorentine. Infatti, il fiorino, all'epoca principale moneta di scambio europea, recava l'immagine del giglio sul dritto e di San Giovanni, patrono di Firenze, sul verso. Si dice che la figura del santo avesse anche scopo deterrente contro i falsari a causa del ben noto "caratteraccio" che la tradizione attribuisce al santo «precursore». A questo santo fumantino non era proprio il caso di recare offesa!
È comprensibile, quindi, che per secoli sia rimasta la consuetudine di giurarsi fedeltà nel giorno di san Giovanni attraverso lo scambio di un mazzolino di fiori, richiamo alle due facce della moneta, il fiore e il santo.
Accadeva così che nel giorno della ricorrenza gli innamorati si giurassero amore eterno, come per altro fanno con tenera sfrontatezza anche nel resto dell'anno… Ma il giorno di san Giovanni era principalmente dedicato alla sacralizzazione delle cumparanze, affidando al santo il compito di punire duramente chi avesse osato venir meno all'impegno.
Il comparatico realizza un legame inscindibile, perché sacralizzato, che va oltre la sincera amicizia, oltre il legame di sangue, per arrivare a costituire anche un'alleanza tra famiglie. A causa del patrocinio di san Giovanni Battista, dalle nostre parti, non si usava il termine cumparanze, bensì quello di sangiuvanne e per indicare che tra due persone interveniva un rapporto di comparatico si usava dire che “ci passave lu sangiuvanne”.
È bene precisare che con il termine "sangiuvanne" solitamente ci si riferiva ad uno qualsiasi dei tipi di comparatico praticati ma la sua origine è individuabile in uno solo di questi, quello ormai caduto quasi in disuso.
I rapporti di comparatico tuttora largamente riconosciuti come tali corrispondono sostanzialmente a quelli che si stabiliscono liturgicamente in occasione di battesimi, cresime e matrimoni con i padrini o madrine e i testimoni di nozze che sono definiti, corrispondentemente, cumpare (o cummare) di battezze, di crèseme o d'anelle.
In caso di significative differenze di età tra i soggetti si usavano e si usano ancora, in lingua, gli appellativi di figlioccio e padrino o madrina, in dialetto quelli di cumparucce o cummarucce e zi’ cumpare o za cummare.
Fino a non molti anni fa s'instauravano rapporti di comparatico anche in occasione delle prime comunioni, ma al di fuori dell’ambito religioso ufficiale. Quest’ultimo caso è quello che si ricollega maggiormente al rito del “sangiovanni” tradizionale, completamente slegato da canonici sacramenti.
La forma più tradizionale del sangiuvanne prevede due fasi. Nella prima il richiedente consegna un mazzetto di fiori al prescelto il quale ha poi alcuni giorni per decidere se accettare la proposta. Questo primo passo è molto importante e richiede un'accurata valutazione preventiva perché l'eventuale rifiuto rappresenterebbe un affronto inaccettabile con un risultato opposto alle aspettative. L'accettazione della richiesta viene poi confermata con un altro mazzo di fiori ritornato al richiedente alcuni giorni dopo, generalmente per la festività di san Pietro (29 giugno).
A Guardiagrele il cerimoniale evidenzia alcune importanti differenze. La proposta del giorno di San Giovanni viene accompagnata dall’offerta di un «ramaglietto» (ramajitte) costituito da un rametto d’olivo intrecciato con fiori e nastri. Per il riscontro, che avviene mediante un mazzolino di fiori di campo, si deve attendere la ricorrenza della Madonna delle Grazie (2 luglio), festività popolare sempre particolarmente sentita nella nostra città.
Possiamo dire, quindi, che nella tradizione è presente il «comparatico liturgico» (quello istituito in occasione di sacramenti previsti dalla Chiesa) e il «comparatico extra-liturgico» che, per la particolarità del rituale, lega due compari (o comari) cosiddetti “di fiore” (o “a fiure”) in un vincolo a suo modo «consacrato».
Come anticipato, un'eco di questa cerimonia si poteva riscontrare nel comparatico della prima comunione in cui il padrino o la madrina asportava un mazzolino di fiori, anche simbolico, posto all'occhiello della giacca per i maschietti o nella coroncina tra i capelli delle femminucce.
È importante sottolineare la piena consapevolezza dei compari di san Giovanni (cumpare a fiure) circa gli impegni reciprocamente presi con il santo per testimone e il popolo dei fedeli ha sempre temuto l’intransigenza del Battista.
[1] https://www.coseguardiane.it/component/content/article/48-varie/324-punte-di-stelle.html
Ultimo aggiornamento ( 24 Settembre 2024)