Camillo De Lellis nacque dalle nostre parti, a Bucchianico, il 25 maggio del 1550 da famiglia nobile. Il padre, Giovanni, era colonnello dell’esercito spagnolo. La madre Camilla Campellio, originaria di Loreto Aprutino, lo attese per molto tempo come secondo figlio ed ormai era alle soglie dei sessant’anni.
Quando la madre ebbe la premonizione della sua nascita in sogno, rimase molto turbata nel vederlo che guidava una schiera di uomini con una croce sul petto, tipica dei condannati a morte. Fece allora voto di partorirlo in una stalla.
Sin da fanciullo, Camillo, mostrò un carattere indolente e attaccabrighe, tanto che, morta la madre quando aveva solo tredici anni, il padre decise di condurlo con sé per raddrizzarlo con la vita militare. Invece le cose peggiorarono perché il giovane non fece altro che acquisire tutti i difetti dei compagni d’arme, in particolare quello del gioco.
Mentre si preparavano per andare a Lepanto con la Lega Santa, il padre morì e poco dopo, nel 1571, a Camillo si presentò una brutta piaga alla caviglia destra, forse da osteomielite, che lo costrinse a rinunciare all’imbarco e a recarsi a Roma, all'ospedale degli Incurabili. Vi rimase alcuni anni lavorando per l’ospedale fino ad una parziale guarigione che lo indusse a riprendere le armi e a combattere per la Spagna in Dalmazia e Africa settentrionale.
Nel 1574 fu congedato e in poco tempo perse tutti i suoi averi al gioco. Ridotto in miseria fu accolto dai Cappuccini di Manfredonia come manovale.
La frequentazione di quei frati cominciò a cambiare il suo carattere, tanto una volta che tornava da S. Giovanni Rotondo, nella “Valle dell’Inferno”, prese la decisione di entrare nell’Ordine. Purtroppo, in concomitanza di ogni richiesta, la sua ferita peggiorava e per questo veniva dissuaso. Alla fine decise di tornare a Roma presso il San Giacomo degli Incurabili.
Arrivò con ben altro spirito e si mise a disposizione di tutti gli ammalati. Svolgeva la sua opera in modo tanto amorevole e diligente che gli amministratori lo nominarono responsabile dei servizi di assistenza.
Osservando le condizioni generali dell’assistenza ai malati, prese l’iniziativa di radunare dei compagni decisi a consacrarsi ai malati. Nacquero così i Ministri degli Infermi, poi detti Camilliani.
Intanto Camillo trovava anche il tempo di studiare sotto la guida spirituale di san Filippo Neri. Nel 1583 veniva ordinato sacerdote a S. Giovanni in Laterano, due anni prima che Sisto V approvasse la sua Compagnia. Fu loro consentito di portare l’abito nero dei Chierici Regolari, ma con l’aggiunta di una grande croce rossa sul petto.
Fondò un ospedale a Roma e uno a Napoli. I suoi compagni erano presenti in tutti i luoghi in cui si combatteva, specialmente nei Balcani contro i Turchi.
Ai suoi compagni che si prodigavano nelle cure dei malati ripeteva insistentemente: «Più cuore in quelle mani, fratelli, più cuore».
L’8 dicembre 1591 don Camillo, con venticinque compagni, fece la prima professione dei voti per l’Ordine religioso appena riconosciuto da papa Gregorio XIV.
Nel 1607 rinunciò alla guida dell’ordine e riprese l’opera di assistenza personale ai malati.
Quando all’ulcera mai guarita si aggiunsero altre patologie, il suo corpo non resistette più e il santo morì a Roma nel 1614.
Don Camillo da Bucchianico venne beatificato nel 1742 e proclamato santo quattro anni dopo.
Nel 1886 fu dichiarato patrono degli infermi e degli ospedali, nel 1930 patrono degli infermieri e, successivamente, protettore della sanità militare italiana. La sua festa liturgica ricorre il 14 luglio.
Nel corso dei secoli, intorno all’Ordine, si sono formate comunità religiose e gruppi di laici impegnati nella missione di San Camillo: tutti insieme costituiscono “La Famiglia Camilliana”.
Un cero per il Santo
Dalle nostre parti, a chi volesse rendere omaggio al Santo, non si può dare suggerimento migliore che quello di recarsi al santuario di Bucchianico, adiacente alla sua casa natale.
L’immagine più importante di san Camillo de Lellis la possiamo trovare nella navata centrale della basilica di San Pietro in Vaticano. Si può ammirare un’imponente statua del Santo a conferma della considerazione di cui gode presso la Chiesa, non tanto per i suoi miracoli ma, piuttosto, per le sue opere.
Da alcuni anni a Guardiagrele, la chiesa parrocchiale di San Francesco d’Assisi, presso l’ex-convento dei Cappuccini, è stata affidata ai Ministri degli Infermi. In un certo senso, si è concretizzata l’antica aspirazione del Santo e alcune sue immagini cominciano ad essere esposte ai fedeli che accedono al luogo sacro.
Ultimo aggiornamento ( 24 Settembre 2024)