(15.10.1917 – 27.04.2001)
Il maestro Donato Ricci è stato un eccellente direttore e compositore di musica. Questo è ormai indiscutibile, senza necessità di spingersi a dire, come qualcuno ha fatto negli ultimi anni, che sia stato un genio musicale assoluto. Non è il caso di andare tanto oltre perché si rischierebbe di aprire un dibattito che impedirebbe di soppesare spassionatamente la qualità artistica della sua opera.
Era molto conosciuto dai guardiesi i quali avevano o si prendevano confidenza con lui chiamandolo Natucce, per poi identificandolo con il soprannome di famiglia di lu Pitturille. Quest’eccesso di familiarità non ha giovato al riconoscimento obiettivo del valore della persona e delle sue opere. Per tanti, troppi, è stato molto comodo attingere alla corposa aneddotica che lo riguardava, spesso gonfiata se non inventata, senza spingersi a dedicare la necessaria attenzione a quanto prodotto dalla sua arte musicale. Per fortuna, il maestro Ricci ha avuto modo di distinguersi fuori dall’ambito cittadino, nei luoghi in cui ha studiato o è stato chiamato a prestare la sua opera, luoghi in cui ha conseguito gran parte di un lungo elenco di riconoscimenti artistici.
Ad ogni modo, in tempi più recenti, quando si sono ormai superati i due decenni dalla morte, anche nella nostra città dove ha sempre risieduto, si sta provvedendo a riconsiderare tutto quello che ci ha lasciato, forse proprio perché sono sempre meno quelli che l’anno conosciuto in vita e gli effetti del nemo propheta in patria vanno via via affievolendosi.
Oggi possiamo certamente dire che il maestro Donato Ricci (pur con l’alias di Natucce di lu Pitturille) può essere annoverato tra i più eminenti musicisti abruzzesi, soprattutto grazie alla sua importante produzione su testi dialettali guardiesi comunque facilmente fruibili in tutta la regione.
Da giovanissimo iniziò gli studi musicali sostenendo gli esami presso il Liceo Musicale Pareggiato «Luisa D’ Annunzio» di Pescara. Conseguì il diploma di magistero in composizione e strumentazione per banda al Conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli e quello di composizione di musica corale e polifonica al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma.
Fu compositore e abile trascrittore per bande e orchestre operando in innumerevoli ambiti musicali. Le sue canzoni in dialetto costituiscono solo l’estremo di una gamma di opere che partiva dalla musica classica più colta e raffinata.
Le prime importanti esperienze nella direzione di gruppi musicali gli si presentarono durante il servizio militare svolto nel corso della seconda guerra mondiale. Inviato sul fronte d’Albania come radiotelegrafista ebbe modo di dirigere la Banda Presidiaria Albanese e successivamente anche la Banda del 9° Reggimento Genio.
Al termine del conflitto rientrò a Guardiagrele riprendendo le diverse attività in campo musicale. Fu direttore di orchestre sinfoniche sia del territorio sia di località fuori regione. Insegnò musica e canto corale nella scuola pubblica e in corsi extra-scolastici. Importante anche il suo impegno come concertista.
La sua produzione si sviluppò secondo due direttrici principali. Troviamo, da una parte, marce e inni, tra i quali si possono citare la marcia militare I cadetti e gli inni Gioventù italiana e Volontari della protezione civile (testo di A. Aimola). Nello stesso filone, di particolare rilievo, sono le trascrizioni per banda degli inni sacri Miserere, Amplius e Tibi soli del maestro Francesco Ranieri e dello Stabat Mater di Giuseppe Tartini.
Lungo l’altra direttrice troviamo le canzoni, molte delle quali premiate in concorsi prestigiosi anche di fuori regione. Nel 1989 dodici di esse furono raccolte nell’album Canti della mia terra d'Abruzzo (si segnalano Ne’ sparete a le cillucce, Ninna Nanne e Na vele, nu sonne su versi di A. Aimola e Paese luntane su versi di M. Iacovella).
Come spesso accade, dopo la sua morte, avvenuta nel 2001 a Guardiagrele quando aveva 83 anni, si cominciò a pensare al recupero della sua opera ai fini di un riesame critico e rivalutazione artistica.
Ben presto si giunse al 2017, ricorrenza del centenario della nascita, e sulla facciata della sua abitazione, in piazza S. Maria Maggiore, fu applicata una pregevole targa in ceramica e ferro battuto realizzata da artisti locali. Nello stesso anno fu pubblicato un album dal titolo Ti amo tanto, contenente otto brani dell’album precedente e altri sei degli anni ’50 e ’60 di cui Donato Ricci scrisse anche le parole. Le quattordici canzoni sono state proposte in forma di romanza con esecuzione cameristica da parte di cantanti lirici accompagnati da pianoforte. Il successo riscosso in questa nuova veste musicale, in due concerti tenutisi in quel periodo, ha permesso di apprezzare il valore artistico intrinseco dell’opera del nostro concittadino, al di là dell’apprezzamento consueto sempre riscontrato nelle riproposizioni a carattere più popolare.
Ultimo aggiornamento ( 19 Ottobre 2024)