Al contrario di tutti gli altri santi medievali più popolari, di Rocco si conosce molto poco di veramente attendibile. Già solo questo fatto dimostra quanto potente sia stata la sua testimonianza di fede durante il suo passaggio terreno.
Addirittura neanche il suo esatto nome è stato possibile chiarire. Nei suoi viaggi dalla natia Montpellier, nella francese Linguadoca, è stato variamente declinato e, da studi recenti, sembra avere origine da un termine germanico sulla radice di corvo.
Si tramanda che fosse l’unico figlio di una nobile e ricca coppia del XIV secolo che l’aveva avuto dopo molti anni di intense preghiere. Nacque con un segno di croce rossastro sul cuore. I genitori, avanti con l’età, lo lasciarono presto orfano e lui non pensò minimamente ad amministrare i suoi beni. Donò tutto ai poveri e partì in pellegrinaggio verso Roma.
Era già arrivato ad Acquapendente, vicino Viterbo, quando fece il primo incontro con una terribile pestilenza. Si fermò per assistere i malati e guarirne molti con interventi miracolosi. Superata la fase critica, al momento di partire, venne a conoscenza di nuovi pericolosi focolai in Romagna. Partì per quella regione che lasciò solo al termine dell’epidemia.
Raggiunse finalmente Roma per dedicarsi all’assistenza presso gli ospedali cittadini e trovando l’occasione di guarire miracolosamente dalla peste un amico cardinale.
Dopo tre anni ripartì verso il Norditalia dove la pestilenza ancora affliggeva parecchie città ma, arrivato a Piacenza, il male colpì anche lui.
Si isolò in un bosco della località chiamata Sarmato e qui cominciò a ricevere la visita di un cane di un nobile del luogo che capì il suo stato e quotidianamente gli portava del cibo trafugato alla mensa del suo padrone. Questi, insospettito da questa pratica, un giorno lo seguì scoprendo Rocco nella sua capanna. Si affezionò a lui curandolo e finendo convertito dalla sua vita dissoluta.
Una volta guarito ricominciò le sue peregrinazioni fino a quando ad Angera, vicino Stresa, venne arrestato come spia perché trovato con un messaggio da consegnare per conto del suo amico cardinale. Rimase in prigione a Voghera per cinque anni, fino alla sua morte che avvenne il 16 di agosto di uno degli anni immediatamente precedenti il 1380. Aveva trentadue anni.
Subito cominciarono i miracoli presso la sua tomba e nacque la curiosità di identificare quel sant’uomo. Scoprirono che il giovane era nipote del governatore dal segno che aveva sul petto dalla nascita. Le sue spoglie furono collocate con ogni riguardo in una chiesa del luogo.
Secondo un’altra versione, maggiormente accreditata in epoche recenti, Rocco morì dopo essere tornato nella natia Montpellier.
In ogni caso, le sue spoglie arrivarono a Venezia nel 1495, la città in cui il Santo è stato sempre maggiormente onorato. Nella città lagunare si formò un’importante Confraternita dedita a opere benefiche che edificò una magnifica sede detta Scuola Grande di San Rocco e, accanto ad essa, una bellissima chiesa per ospitare le spoglie del Santo.
A causa del ciclico imperversare di epidemie, prima di peste e poi di colera, san Rocco è stato il santo più venerato dal XIV al XIX secolo e la sua stessa canonizzazione avvenne senza un processo formale, bensì grazie alla sua fama di taumaturgo. La sua protezione è stata estesa nel tempo a tutte le grandi catastrofi riguardanti piante e animali ma anche a ogni tipo di infermità e infatti, in occasione della sua festa, è consuetudine presentare riproduzioni in cera delle parti del corpo di cui si chiede o si è ottenuta la guarigione.
Per il modo in cui operò in vita è considerato anche protettore speciale dei pellegrini e dei viaggiatori in genere.
Purtroppo san Rocco è stato cancellato dal Calendario Liturgico nell’ultima revisione del 1969, forse a causa dell’incertezza delle fonti e del suo processo di canonizzazione. Questo non impedisce che in alcune comunità si possa continuare a festeggiarlo come da antica tradizione e devozione popolare.
A Guardiagrele è solennemente ricordato nella terza domenica del mese di ottobre, a conclusione del periodo di feste locali che interessano il centro storico cittadino.
Un cero per il Santo
Per un atto di devozione a san Rocco, a Guardiagrele non c’è di meglio che recarsi nella chiesa a lui intitolata, chiesa antica ma non antichissima annessa alla collegiata di S. Maria Maggiore, duomo cittadino.
Il suo luogo di culto, in realtà, ha attraversato varie vicissitudini e quello che si conosce non è tutto e non è del tutto attendibile. Tuttavia si sa che il primo edificio di culto locale, intitolatogli nei secoli delle grandi pestilenze, corrispondeva all’attuale biblioteca comunale all’estremo settentrionale del complesso della collegiata. Dopo una serie lunga e intricata di spostamenti e modifiche di intitolazioni tra i luoghi di culto ricompresi nel complesso, la chiesa di San Rocco si è trasferita in quella originariamente dedicata a sant’Antonio abate sotto il presbiterio della chiesa principale, a suo tempo sopraelevata e prolungata.
La chiesa è definita cripta o succorpo di S. Maria Maggiore a causa della sua collocazione, ma non sarebbe proprio così poiché gode di un ingresso indipendente a livello stradale inglobato nel sottopassaggio che attraversa il Duomo guardiese.
Il luogo e l’accesso risultano angusti nei giorni della festa e per questo motivo, per l’occasione, la sua antica statua viene esposta per la venerazione nella sovrastante aula di S. Maria Maggiore.
Ultimo aggiornamento ( 11 Novembre 2024)