Gennaio - Ginnaje  (Jinnare)

Il nostro calendario inizia con gennaio, il mese della morte apparente in cui la natura sembra non dare segni di vita ma i semi sotto la terra e gli animali in letargo nelle loro tane si preparano a ripresentarsi ben presto vigorosamente al nostro sguardo.

Mese dedicato a Giano sin dai tempi più antichi, una divinità che si riteneva presidiasse i passaggi tra vecchio e nuovo con i suoi due volti contrapposti di un giovane e di un vecchio. Il suo nome latino, Ianus, ha infatti la stessa radice di “ianua” (porta).


Nel cielo

Anno nuovo e ciclo solare che inverte la direzione dopo il solstizio invernale verificatosi nella parte finale del mese precedente:

Li jurnate s’allonghe: ‘n Capedanne, nu passe di galle; ‘m Pasquette, mezz’urette; ‘n sant’Antuone, n’ura bone

Sant’Antonie di ginnaje, à ‘llungate nu passe di cane.

Addirittura più generoso nella valutazione è l’altro proverbio:

Tra san Tumasse e Natale nu passe di cane; tra Natale e l’anne nove nu passe di vove.

In realtà, a causa della prossimità del solstizio invernale, il guadagno della prima decade risulta difficilmente apprezzabile.

Comunque, nel corso del mese, a Guardiagrele, il sole torna a sorgere prima delle 7.30 e a tramontare dopo le 17.00 consentendo un guadagno di circa tre quarti d’ora di luce. Con questo incremento la durata della luce solare giornaliera raggiunge a fine mese quasi le dieci ore.

 

Nella meteorologia

Questo mese fa parte di quelli “fridduse”, da settembre ad aprile, contrassegnati, come si dice dalle nostre parti, dalla presenza della r nel nome (gennaio, nel dialetto classico è “jinnare”).

Le temperature del mese sono ancora tali che non è proprio il caso di provare a scoprirsi e certe visioni sarebbero proprio raccapriccianti:

Meje a vide’ nu lupeminare chi n’òmene scamişate a lu mese di jinnare.

L’eventuale canto del merlo non deve ingannare perché:

Quande cante lu merle di jinnare, patrone, tîte cunte di lu pajare.

È ancora presto per pensare a temperature gradevoli se non si supera la fine del mese:

Sant’Antonie ‘nchi la barba bianche, si ni jacce, la neve ni manche,

considerando che il giorno di sant’Antonio abate, prima della riforma del calendario corrispondeva all’attuale 27 di gennaio.

A rendere critica la situazione contribuisce il freddo intenso del periodo tanto che:

La neve di jinnare jè forte ‘gni l’acciare.

Per fortuna:

Sant’Antonie la friddure, san Lurenze la callure, tutt’e du poche dure

e infatti:

Jinnare fa lu jacce e fibbrare li disjacce.

In ogni caso, è bene che gennaio sia freddo e magari nevoso, ma asciutto e non piovoso:

Lu fredde di jinnare arijimpie lu granare;

Jinnare a la sulagne, l’annate tè la magagne;

Musche di jinnare, brutt’annate si pripare;

Jinnare piuvuse jè sempre micragnuse;

Jinnare ‘nchi la secche, lu cafune magne e lecche;

Si jinnare jè pruviluse, lu raccolte jè favuluse.

I giorni di nebbia fanno prevedere un febbraio nevoso, quelli di vento non giovano alle colture:

Tanta nebbie di jinnare, tanta neve di fibbrare;

Jinnare sfasciapajare: sfasce la mese ‘nchi tutte lu pane.

In tutti i casi, è sempre meglio che il tempo di gennaio non faccia stranezze:

Quande jinnare ni jinnarije, tutte li mişe dope pazzije.


Nelle campagne

Gennaio non è proprio il mese giusto per impegnarsi nei lavori all’aperto e lo sanno bene gli artigiani e gli operai che operano nell’edilizia come pure i commercianti ambulanti che si ritrovano ad affrontare un periodo di prevalente inattività.

Analogamente, nelle campagne le attività si riducono al minimo. Chi può permetterselo ha l’opportunità di iniziare la pratica del maggese nel periodo più favorevole:

La majese di jinnare ni li fa ogne villane.

Tra i lavori utili del periodo ha la sua importanza la potatura secca della vite che darà i migliori risultati se eseguita nella fase di luna calante di gennaio:

Chji pote a la ‘mmancanze di jinnare coje l’uve ‘nchi lu stare.

Nei campi cominciano a spuntare i primi crespigni (roba da intenditori!) ottimi per la misticanze di pizze e fuje:

Li caşigne di jinnare ni jè pi vucche di villane.

Per il resto ci si riduce a trascorrere le giornate tra casa e stalla. In casa si può restare piacevolmente davanti al camino curando la cottura del cibo o passando il tempo a giocare a carte:

Ji’ su jinnare accante a lu foche, mi gire l’arruste e mi facce nu joche;

Jinnare, sta’ ‘mbacce a lu foche e … guarde.

Mentre le galline, dopo aver cambiato il piumaggio, si assicurano la sopravvivenza tornando a produrre uova (a fita’):

Jinnare, ogni galline va a lu pajare;

in stalla continuano ad avverarsi tragici destini:

Tra dicembre e jinnare, pi li purche cumenze li guaje.

Con gennaio, infatti, si chiude il periodo migliore per la macellazione dei maiali allevati in casa (quello dei freddi intensi).

 

Ultimo aggiornamento ( 02 Marzo 2025)