Abbiamo appena letto il commovente ricordo che la poetessa guardiese Alba Teresa Di Sciascio ha dedicato a suo padre nella ricorrenza della scomparsa avvenuta ormai 29 anni orsono.
La poetessa non immagina che qui alla Cantine suo padre, Arcangelo (donn’Arcàngele), è una figura ancora presente nei nostri discorsi. Conosceva tutti e tutti lo conoscevano, però con qualcuno aveva particolare confidenza e assiduità di rapporti tali da potersi considerare amicizia. Personalmente posso considerarmi tra questi.
Non vogliamo ricordarlo con un pezzo elogiativo di quelli che fanno pensare «Eh, sì. Dopo morti tutti bravi e buoni!». Ma se la persona lo merita, come si evita questo esito? Non sappiamo per certo. Lasciamo a ognuno il suo ricordo e continuiamo a custodire il nostro con un certo riserbo.
Eppure un omaggio vogliamo comunque renderglielo. A modo nostro e un po’ anche a modo suo, di lui che era persona affabile e particolarmente dotata di spirito.
Il nostro omaggio si esprime quindi attraverso un somaro! Il simpatico animale è il protagonista di una storia che raccontò a quegli amici che passavano il tempo a parlare con lui in uno dei tanti pomeriggi estivi guardiesi, prendendo il fresco davanti al bar di Comincio.
Ricordo che fui io a introdurre inconsapevolmente il discorso lamentandomi della quantità di curve e saliscendi che avevo appena affrontato recandomi a Gessopalena. Don Arcangelo buttò lì con noncuranza «Certo. Quelle strade le ha progettate un asino!». Precisiamo per quei pochi, più giovani, che non lo sapessero: Arcangelo Di Sciascio era uno dei figli di “Filice di Palline”, il più importante imprenditore di opere stradali di inizio secolo scorso in Abruzzo e dintorni, quindi ci stava pure che avesse conosciuto personalmente chi aveva progettato quelle strade e che quel qualcuno non godesse della sua stima.
Vedendoci incuriositi proseguì con la spiegazione che ci lasciò completamente spiazzati. Ci spiegò che, fino a non molti anni or sono, per realizzare le strade non si disponevano di rilevazioni dettagliate del territorio e quindi ingegneri e geometri non avevano particolare utilità. Le strade dovevano essere percorse principalmente da carrozze e carri a trazione animale e la loro principale caratteristica doveva essere quella di presentare minime pendenze. Come sappiamo, nel nostro territorio non si può procedere in linea retta tra un paese e l’altro; a quel tempo si poteva farlo a piedi e in molti casi a cavallo, non con carri e carrozze. Per realizzare la strada si ricorreva proprio ad un asino!
Bisogna sapere che questo animale ha due spiccate caratteristiche: è capace di ritrovare sempre la strada di casa e odia profondamente inerpicarsi su terreni in forte pendenza. Allora i costruttori di strade definivano il tracciato prendendo un somaro residente in uno dei centri all’estremità del percorso, lo portavano all’altra estremità e lo lasciavano libero di tornare a casa. Bastava seguirlo mentre saliva e scendeva disegnando tornanti e il percorso era bello e tracciato! In effetti, il progettista era proprio un somaro e la costruzione poteva iniziare.
Dopo quel racconto cominciammo a guardare con occhio diverso quest’animale per arrivare a scoprire che, al contrario di quanto si pensa, è dotato di grande intelligenza. Quando poi lo si accusa di testardaggine, andiamoci cauti perché il più delle volte è un segnale per farci capire che stiamo sbagliando noi! E fu così che il somaro ci divenne un animale particolarmente simpatico.
Anche di questo ringraziamo donn’Arcàngele!
Ultimo aggiornamento ( 22 Novembre 2023)