Dopo che per generazioni abbiamo preparato "li fidiline 'nchi lu tunne", ora ci vengono a dire che si tratterebbe della «tradizionale pasta alla bolognese»!
«Vide chi vi' a' da fa', Balanzo'!»
Cari amici guardiesi e abruzzesi tutti,
“puteme vince la guerre?”
Breve antefatto.
Giorni fa, al tavolino di un bar, si parlava con alcuni amici della tradizionale cena della vigilia di Natale. Da parte mia espressi la mia preferenza per una cena semplicissima che rispettava le tradizioni più antiche di famiglia, quelle che ci spingevano sì a fare festa ma con la moderazione dell’occhiata al portafoglio. Per questi motivi, per tradizione risalente almeno ai miei avi degli inizi del ‘900, la vigilia di Natale si cenava con pasta al tonno e baccalà “’nchi la ‘mpane”. Tonno in scatola e baccalà erano il pesce di montagna per le famiglie con meno disponibilità.
Da ieri sera si è scatenato un piccolo inferno perché gli amici di quella sera, chi arrabbiato e chi con la voglia di prendere in giro, mi hanno telefonato per comunicarmi che la mia famiglia la vigilia di Natale mangiava la “tradizionale pasta alla bolognese”!!!
Avete letto la notizia? No? Ecco un link significativo: http://www.bolognatoday.it/cucina/spaghetti-tonno-bolognese-ricetta.html (notizia riportata anche dalla stampa nazionale). Per inciso, quelli che mostriamo in foto sono gli spaghetti «alla bolognese» dall’aspetto più commestibile che abbiamo trovato; diamo il merito al sito «Puntarella Rossa».
Quindi i miei entusiasmanti “fedelini con il tonno” sarebbero diventati “bolognesi”? Chiamiamo in soccorso l’icona di Totò con un bel «Ma mi faccia il piacere!».
Da anni continuiamo a difendere “lu baccalane ‘nchi la ‘mpane” contro chi lo chiamerebbe «baccalà fritto alla romana», ora ci stanno scippando pure la pasta al tonno.
Cosa c’entra la pasta al tonno con Bologna? Avete mai sentito parlare di pastifici bolognesi migliori dei nostri? Di tonni pescati in limpidi mari felsinei? Di turgidi e rubicondi pomodori pelati emiliano-romagnoli paragonabili a quelli “di li buttije”? Vogliamo parlare dell’olio emiliano? No, la chicca più stupenda è la cipolla: quella di Medicina! Quindi se usiamo le nostre cipolle ci diranno che stiamo preparando una pasta alla bolognese tarocca!
Ma se a Bologna hanno le lasagne, noi abbiamo il timballo. Loro hanno le tagliatelle? Noi le laganelle. Non sono gli stessi piatti ma versioni locali. A Bologna hanno i tortellini? Originali indiscutibili. Ma possiamo dire che a noi il brodo piace anche “’nchi li quatrittine” o “’nchi li maccarunille”? E non parliamo di “lu brode di cardone”...
Basta con queste ruberie gastronomiche! All’Abruzzo hanno già portato via la pasta «alla matriciana» (sic!), quella «alla griscia» e poi la «la carbonara», la «cacio e pepe» e così via. Abbiamo anche accennato al fritto «alla romana» e ci aspettiamo che qualcuno si svegli e ci porti via la nostra trippa. Ci stanno provando con gli arrosticini, ci proveranno anche con “pizze e fuje”.
Vogliamo parlare di «maccheroni alla chitarra» che hanno generato decine di «chitarre», «chitarroni» e «chitarrine» ma che al massimo hanno conosciuto la cosiddetta «Nonna Papera»?
Almeno noi resisteremo, come la guarnigione di Civitella del Tronto, e per la vigilia di Natale continueremo a chiedere “fidiline ‘nchi lu tunne” e “baccalane ‘nchi la ‘mpane”!
Ultimo aggiornamento ( 09 Maggio 2020)