Breve storia lessicale del nostro dolce più sontuoso, quello che non può mancare nelle feste che scandiscono la nostra vita personale, dai battesimi ai matrimoni (senza escludere le ordinazioni sacerdotali!)
I guardiesi più attenti alle questioncelle dialettali avranno forse notato che la nostra tradizionale torta multistrato alle creme, che viene chiamata in italiano «pizza dolce», nel nostro dialetto viene detta “pizza dulce” e non “pizza duce”, come risulterebbe da una traduzione pedissequa dei due termini e come fanno corrispondentemente negli altri dialetti abruzzesi. La nostra esperienza ci induce, però, a non liquidare queste faccende come semplici errori nella (presuntuosa) convinzione che il dialetto venga usato e maltrattato prevalentemente da ignoranti. Abbiamo voluto, quindi, approfondire e sono venute fuori molti aspetti sorprendenti anche dal punto di vista gastronomico e non solo lessicale.
Cominciamo col porre un punto fermo ai nostri discorsi. In Abruzzo, nonostante tutti i tentativi di colonizzazione culturale, si continua giustamente a chiamare «pizza» (pizze) quella che è una semplice focaccia. Le altre sono chiamate “pizze ‘nchi la pummadore” o con qualcos’altro.
Tornando alla versione pasticcera della «pizza», i primi esemplari non erano che focacce con impasto zuccherato e successivamente preparazioni più elaborate con leggera lievitazione (ad esempio, le pizze sbattute). Queste ultime vengono ancora chiamate pizze nonostante comincino a diventare, in italiano, «torte».
Il salto di livello, gastronomico e lessicale, avvenne con le torte alla crema.
Con l’introduzione di uno strato di crema l’altezza della torta non cambiava di molto e quindi si continuò con la definizione di pizza o, meglio, «pizza dolce». La denominazione non si modificò neanche di fronte a torte multistrato con coperture di panna montata che ormai poco avevano a che fare con le antiche focacce.
A Guardiagrele, città dalle ben note tradizioni pasticcere, le cose non procedettero in modo così tranquillo e lineare.
La «pizza dolce» non veniva identificata come pizza in versione dolce (pizza duce) ma assumeva una sua identità ben precisa, pizza dulce, ossia una pizza che era anche un dolce (quindi sarebbe meglio scrivere pizza-dulce o pizzadulce).
Le difficoltà lessicali aumentarono con l’introduzione delle torte multistrato il cui spessore non consentiva un’immediata identificazione come pizze. A questo punto intervennero i rinomati pasticceri del nostro territorio (tra l’area lancianese e quella guardiese) battezzando queste sontuose prelibatezze con un termine dialettale ripreso dal francese, “gattó” (al femminile!). A parte qualsiasi tendenza campanilistica, ci sentiamo di condividere questa scelta che è riportata nella seconda edizione del «Vocabolario dell’Uso Abruzzese», compilata da Gennaro Finamore negli ultimi anni del XIX secolo.
Per concludere, riteniamo doveroso cercare di recuperare, almeno per motivi di maggiore chiarezza, le denominazioni originali:
- pizze (focaccia);
- pizza duce (torta dolce e bassa);
- pizzadulce (torta con uno strato interno di crema);
- gattó (torta multistrato alle creme).
I nostri rinomati pasticceri guardiesi non potrebbero caratterizzare meglio i loro sontuosi capolavori con il nome tradizionale di gattó (sempre al femminile e identico per l’italiano e il dialetto)?
Ultimo aggiornamento ( 01 Luglio 2021)