Negli ultimi tempi, dopo qualche decennio di accantonamento, c’è stato un sorprendente ritorno dell’olio di fegato di merluzzo come integratore alimentare.
Qualcosa del genere è accaduta alla «trettenga» anche se, forse, non è mai completamente scomparsa dagli scaffali domestici. Rimedio naturale eccezionale per bambini irrequieti e difficilmente controllabili. Non è un calmante ma è efficace e non dà assuefazione. Non vi risulta? Non sapete di cosa stiamo parlando? Allora è proprio il caso che leggiate una breve storia vera che riguarda la “trittenghe”.
C’era quella volta una bimba di circa sette anni che, in un pomeriggio di vacanza scolastica, si intratteneva, come faceva spesso, gironzolando nel negozio che la mamma gestiva in centro a Guardiagrele. Quel pomeriggio si spostava qua e là con evidente curiosità perché la mamma era alle prese con operazioni piuttosto inconsuete e, in un certo senso, spettacolari e misteriose. Purtroppo la donna non poteva consentire alla bimba di girare liberamente a causa dei pericoli per la sua incolumità mentre era in corso quel tipo di attività. Capì, quindi, che era meglio farla rientrare a casa, poco distante dal negozio, fino al termine delle operazioni.
Essendo abbastanza indaffarata e prevedendo le vivaci resistenze della bimba, decise di far ricorso ad un antico rimedio: le disse di essersi appena accorta di aver dimenticato a casa un ingrediente della preparazione in corso e di averne ormai un bisogno urgente. Scrisse due righe su di un pezzo di carta che ripiegò e affidò alla figlioletta con l’incarico di consegnarlo alla zia che era a casa ad accudire i bambini di casa, fratelli e cugini della piccola.
La bimba si avviò in tutta fretta ma, fatti pochi metri, cominciò a rallentare il passo: cosa poteva essere quell’ingrediente mancante di cui la mamma, solitamente molto meticolosa, era rimasta all’improvviso senza? Perché la richiesta era scritta quando lei era ben capace di ricordarsi gli incarichi?
La curiosità divampò rapidamente e allora, non appena girato l’angolo, si accostò di fronte al muro e guardò il foglietto che stringeva nella mano. Era semplicemente piegato e poteva essere sbirciato senza problemi. Accertatasi di non essere vista, lo aprì con cura per evitare di danneggiarlo e lesse il contenuto: «Cara sorella, ti mando la bimba perché tu le dia un mezzo chilo di trettenga». La «trettenga»? Cosa poteva essere quello strano e misterioso ingrediente di cui non aveva mai sentito parlare? Perplessa sulla richiesta, ripiegò con cura il biglietto e riprese il cammino convinta che, almeno al ritorno, avrebbe sciolto il mistero senza dover fare domande e dimostrare così la propria ignoranza.
Giunta a casa, consegnò immediatamente il biglietto alla zia che, preoccupata in un primo momento per l’imprevisto rientro, si mostrò molto rassicurata nel leggere lo scritto. La bimba si aspettava l’immediata consegna di qualcosa e invece ricevette solo l’invito di andare a giocare con gli altri bambini di casa. Sempre avviluppata nei suoi dubbi raggiunse il gruppetto che vociava in strada.
Era ormai passata più di un’ora e la bimba cominciava a temere le reazioni della mamma che non la vedeva tornare. Chiese notizie alla zia su cosa fare ma la risposta fu semplicemente quella di continuare a giocare.
Nonostante la zia le fosse apparsa piuttosto sbrigativa, sapeva che ai grandi bisogna dare sempre retta e quindi restò ancora un po’ a giocare, ma ormai non si divertiva più tanto, anche perché fratelli e cuginetti erano tutti più piccoli di lei e dopo un po’ avevano finito i giochi divertenti per tutti. Prese coraggio e andò dalla zia, questa volta con piglio deciso e con l’intenzione di insistere nella richiesta di tornare comunque dalla mamma. Con sua grande sorpresa la zia acconsentì subito e non sembrava affatto preoccupata di non essere riuscita a trovare neanche un briciolo di «trettenga»!
Si riavviò allora verso il negozio della mamma senza la «trettenga» ma con un carico di pensieri. Continuava a ricostruire l’accaduto e c’erano troppe cose che non le tornavano fino a quando, all’improvviso, un’ipotesi inquietante si affacciò tra i suoi pensieri. Provava a scacciarla perché la considerava quasi un tradimento da parte della sua mamma. Non poteva essere così e allora accelerò il passo perché aveva la necessità di capire.
Si presentò davanti alla mamma senza dire nulla, proprio per studiarne le reazioni. La mamma, come temeva, le abbozzò un sorriso e la invitò a sistemarsi in un angolo. Nessun accenno alla «trettenga»! E allora la bimba, soffocando il pianto, fece un gesto per lei enorme; alzò la mano e con l’indice minaccioso la colpì con una dichiarazione: “Guarde ca li sacce chi jè la trittenghe!”.
La mamma capì la situazione e subito intervenne con un abbraccio in cui fu lei, questa volta, ad avere difficoltà nel trattenere il pianto.
Nota personale: la bimba, dopo pochi anni, divenne mamma di chi scrive.
Ultimo aggiornamento ( 02 Maggio 2020)