Nei giorni intorno al Natale l’attività prevalente è quella conviviale con tutta una serie di regole da rispettare. Di queste prescrizioni che tutti dicono di conoscere, non si riesce a trovare un bandolo: esistono o sono mai esistite? Proviamo a fare il punto anche al fine di smetterla con il rovinarci inutilmente la vita, il portafoglio e... la linea.
Il triduo laico del Natale, quello che va dalla vigilia a Santo Stefano, è ormai trascorso con le inevitabili conseguenze al fisico. Possiamo approfittare per fare alcune considerazioni tranquille sulle nostre abitudini alimentari del periodo, più precisamente sugli aspetti della tradizione che ci inducono a collegare pranzi e cene con le celebrazioni religiose del periodo. Vorremmo verificare quante e quali azioni vengono giustificate da una tradizione di cui molto si ignora e che, conseguentemente si presta ad essere travisata se non, addirittura, falsata. Quanto c’è di tradizionale nel cenone della vigilia o nei pranzi di Natale e Santo Stefano? Come mai non si individua immediatamente una tradizione antica per una festa che antica è e pure importantissima. Per cominciare a capire cosa possa essere accaduto nel corso dei secoli proviamo a ricostruire il quadro di regole che venivano osservate nei primi secoli cristiani.
Le prime informazioni riguardanti le celebrazioni del Natale di Nostro Signore risalgono ai secoli mediani nel primo millennio e riportano notizia di una Quaresima del Natale con digiuno e astinenza che arrivavano a comprendere la vigilia del giorno della Natività, già fissata al 25 di dicembre.
Aggiungiamo subito che la Chiesa, nonostante le decisioni e le polemiche di questi giorni, in assenza di dati storici precisi, ha sempre avallato l’indicazione della mezzanotte come orario di riferimento per la nascita di Nostro Signore. In tal senso si pronunciò chiaramente anche san Giovanni Paolo II, pochi anni fa, nell’omelia del 24 dicembre del 2002 («Mentre il silenzio avvolgeva ogni cosa e la notte era a metà del suo corso») riconoscendo tutti i richiami al Cristo Salvatore che arriva nel momento più buio della notte (d’altronde, come si può pensare che la devozione popolare accetti che dopo la sua nascita il buio si infittisca sia pure per poche ore?)
Allora, tenendo presente che fino a tutto il XVIII secolo l’inizio ufficiale del giorno avveniva al tramonto, come si sarebbe potuto pensare ad un cenone di magro proprio all’inizio del giorno di Natale? In corrispondenza delle solennità religiose, la Chiesa annulla tutte le pratiche di digiuno e astinenza. Per altro, nel mondo cristiano, si conoscono tradizioni natalizie, più che altro estere, con pranzi e cenoni che si tengono nel giorno di Natale, non della vigilia.
Dalle nostre parti i racconti più antichi riferiscono che, dopo l’annuncio dell’imminente nascita di Nostro Signore, dato durante la messa vespertina della vigilia, si iniziava direttamente la veglia del giorno di Natale fino alla Messa della Notte (a mezzanotte) con la conferma della nascita.
Come si inserisce un cenone in mezzo a queste pratiche pie?
Dobbiamo ritenere che esso sia nato in tempi molto più recenti e grazie al “raffreddamento” del sentimento religioso che ha “liberato” gran parte della popolazione da molte impegnative incombenze.
Un punto di svolta in tal senso può esserci stato agli inizi dell’’800 quando arrivarono dalle nostre parti i rivoluzionari francesi con una buona dose di sentimenti anticlericali. Avvenne che i francesi introdussero anche il cambio del momento in cui si inizia il conteggio delle ore di una giornata, dal tramonto alla mezzanotte. In effetti, con questo cambio, la giornata di digiuno della vigilia si protraeva fino alla mezzanotte, ora della nascita di Nostro Signore. Questo fatto potrebbe aver fornito il destro a cattolici, diciamo così, “più riluttanti” di attenuare il peso del digiuno. In effetti, dovrebbero aver pensato, il pasto comunque ammesso nel giorno di digiuno, nel caso delle vigilie, meglio spostarlo alla sera. In tal modo, invece di servire come sostentamento per il lavoro diurno, ridotto nei giorni di vigilia, poteva essere utilizzato come inizio dei festeggiamenti natalizi. Restava solo da rispettare la regola dell’astinenza dalla carne.
Da questo ragionamento piuttosto capzioso potrebbe essere nata la tradizione delle nostre attuali “viggilie” che prevedono digiuno diurno e banchetto serale con ogni prelibatezza purché priva di carne. Situazione talmente poco penitenziale da essere rispettata di buon grado dalla popolazione, compresa quella agnostica, anche dopo che alcune di esse sono state abolite (la vigilia di Natale e quella dell’Immacolata, ad esempio) dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II.
E pensare che questo cenone quasi abusivo condiziona i pasti per i giorni a seguire: dopo la fatica fisica della vigilia, torna estremamente gradito un pranzo natalizio gustoso ma meno impegnativo (“Nu belle brode di cardone”) cui potrà fare seguito un pranzo di Santo Stefano di compensazione (timballo o cannelloni della tradizione). Il tutto inframmezzato da appuntamenti gastronomici con specialità che sovente si valorizzano nella riproposizione (“ariscucinate” o “‘riscallate pi fàreje fa’ la cucchjitella crichilugne”).
Insomma, il cenone della vigilia di Natale potrebbe essere una trovata che sa di sberleffo ad opera di ambienti anticlericali che ha preso piede dopo l’abolizione del precetto (da circa 50 anni) e sfruttando a fini commerciali la possibilità di anticipare ed estendere i festeggiamenti.
Per concludere vogliamo evitare qualsiasi equivoco a riguardo e sintetizziamo il nostro pensiero. Il cenone come viene inteso oggi si basa su di un presupposto non più valido utilizzato al solo scopo di poter dimostrare di non rispettarlo. Se si vuole attendere la nascita del Bambino Gesù in allegria, facciamolo pure con cotechini, carne sotto il coppo e arrosticini. Non ci sono obblighi di digiuno e astinenza, anzi, per l’occasione, ricordiamo quanto affermato dall’apostolo Paolo: «Chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio» (Rm 14,6). Questa dovrebbe essere la vera “divuzione”.
Ultimo aggiornamento ( 28 Dicembre 2020)