Da qualche anno, nei negozi di alimentari, sono comparsi frutti e semi dai nomi esotici e di provenienza misteriosa che hanno scalzato prodotti locali tradizionali che meriterebbero ben altra considerazione.
Esaminiamo il caso dei lupini che sono ricomparsi timidamente come cibo nostalgico e che invece meriterebbero anche più dei reparti riservati agli alimenti salutistici.
Forse è il loro destino avverso o forse qualche problema sulle modalità di consumo...
A volte bisogna proprio parlare di destino avverso. E la conferma è data dalle popolarissime leggende che vogliono la pianta dei lupini maledetta dalla Madonna durante la fuga in Egitto.
Eppure la coltivazione del lupino è stata portata avanti dall’antichità per una serie di motivi che riguardano le sue proprietà fertilizzanti per il terreno di coltura, l’alto contenuto proteico per l’alimentazione di animali da allevamento. Tutto questo è abbinato a ridottissime esigenze nella coltivazione con eccellente resistenza ai climi più aridi tipici del Mediterraneo. Nonostante tutto questo, da molti anni il seme del lupino ha subito una drastica riduzione nell’alimentazione umana, rischiando quasi di scomparire. Recentemente, per fortuna, si osservano timidi segnali di un suo ritorno a seguito della valorizzazione di tutte le sue proprietà nutraceutiche, difficilissime da reperire, tutte assieme, in altri alimenti.
Vogliamo portare alla vostra attenzione alcuni strani motivi che secondo noi hanno portato alla quasi scomparsa di questo legume nell’alimentazione umana, specie tra i più giovani. Se provate a chiedere in giro, i lupini hanno ancora tantissimi estimatori e, allora, perché non vengono corrispondentemente richiesti e venduti?
Un primo motivo che ci viene in mente è la difficoltà di usarli come ingrediente base in cucina. Ceci, fagioli e piselli già da soli sono ottimi come contorni e lo stesso se abbinati a pasta per preparare minestre. I lupini, come le fave, si possono usare come spuntino ma nelle minestre necessitano di abbondanti legumi di altro tipo in accompagnamento.
Forse, però, il motivo più importante l’abbiamo trovato mentre dal piattino della foto piluccavamo in solitudine davanti alla TV due manciate di lupini, appena velocemente sciacquati. Il motivo principale del loro scarso successo lo vedete nella stessa foto e sono le bucce! Al contrario di altri tipi di legumi, le bucce dei lupini non sono gradevoli da vedere. Stesso problema presentato dalle fave, ma queste vengono consumate preferibilmente fresche con un rituale completamente diverso.
Tornando ai lupini e alle modalità di consumazione, quelle che si usavano anni fa, all’epoca della loro maggior diffusione, ricordiamo che vanno messi in bocca a uno a uno e immediatamente liberati dalla buccia. Per fare questo si devono usare gli incisivi tenendo la bocca chiusa. Con la rottura della buccia si realizza la prima fase golosa della procedura perché si riesce a gustare la goccia di salamoia che rimane imprigionata nel seme. Subito dopo, però, arriva il momento critico: dove sistemiamo la buccia prima di procedere alla masticazione del seme e di godersi finalmente il gusto dei lupini?
La situazione assomiglia a quando si smangiucchiano le olive intere, solo che di queste se ne mangiano meno e i noccioli occupano meno spazio.
Quindi cosa si faceva una volta della buccia, quando mangiare i lupini era molto più comune? Avete indovinato? Sì, la si sputava, spesso con impeto! Raccapricciante? Certo, ma in occasione delle feste di santi e patroni ogni pochi metri c’erano venditori di lupini che li prelevavano dalle tinozze e li consegnavano in cartocci realizzati con la carta gialla. Le strade si ricoprivano ben presto di un tappeto costituito da bucce di lupini e gusci di arachidi. Le panchine della Villa divenivano batterie di lancio delle bucce per improvvisate competizioni di potenza polmonare. E non parliamo di quello che succedeva nei cinema.
Nelle sale cinematografiche c’era sempre qualcuno che trovava divertente sparare le bucce nell’anonimato garantito dal buio. Gli altri provvedevano a depositarle al suolo provocando l’irritazione degli spettatori subentranti (a quei tempi non era prevista la pulizia tra uno spettacolo e l’altro). I gestori speravano fortemente che prevalesse la vendita di ceci lessi che non producono residui.
La situazione si modificò drasticamente quando nei cinema arrivarono le patatine fritte in busta. Certamente i residui a terra si ridussero di molto, ma vogliamo parlare del crepitio delle patatine sotto i denti e, ancor di più, delle buste quando le mani vi rovistavano dentro? Passiamo oltre e torniamo alla degustazione casalinga.
Quando si è soli, o tra persone con cui si è nella massima confidenza, non preoccupiamoci troppo dell’etichetta, e gustiamo pure i nostri lupini dando ovviamente per scontato che non ci si mette a sputare le bucce. Basta quindi un piattino da dessert come nella foto (niente tovagliolini di carta perché i lupini sono bagnati ed è bene che lo rimangano finché possibile).
Per tutte le occasioni, specie quando si vuol mantenere un minimo di contegno, suggeriamo la soluzione cui fanno ricorso molti ristoranti. Nell’attesa delle prime portate, gli avventori usano consumare grissini e cracker confezionati messi a disposizione al tavolo. Purtroppo gli involucri vuoti restano sulla tovaglia per lungo tempo e danno un certo fastidio, almeno alla vista. La soluzione di cui si diceva consiste nel posizionare a centrotavola un bussolotto alto con aperture che consentono di introdurre piccoli residui che in tal modo scompaiono dalla vista e non restano sulla tovaglia. Andrà benissimo uno di quei contenitori di bottiglie per confezione regalo.
Per finire precisiamo che tutto quanto si è detto vuole essere un invito a tornare al consumo di lupini in tutte le occasioni. Sono buoni, fanno trascorrere il tempo, attenuano la sensazione di fame con un apporto minimo di calorie. Non presentano significative controindicazioni alimentari, anzi, andate a leggere tutte le loro proprietà. Da rimanere strabiliati!
Ultimo aggiornamento ( 28 Marzo 2021)