La farine di Cappelle
Ricordo sempre con tenerezza quando, da piccolissimo, mia madre mi commissionava "na 'mmasciate a lu muline a San Francische". Si trattava di acquistare un po' di farina per le esigenze di cucina. In genere le indicazioni terminavano con la raccomandazione: «Dìjele bone: quelle di fiore e no quelle di cappelle!». A volte accadeva che la raccomandazione fosse in senso contrario. In tutti i modi, non avendo all'epoca idea alcuna sulla differenza tra i due tipi di farina, a scanso di equivoci, provvedevo a trasmettere letteralmente il messaggio a Natucce lu mulinare il quale, con la consueta cortesia, mi preparava quanto richiesto.
Crescendo qualcosa s'impara e così ben presto associai la farine di fiore al fior di farina, quella di grano tenero tipo 00. Poi imparai anche che la farine di cappelle era di grano duro anche se, più propriamente, si trattava di semola rimacinata.
C'è da dire che questa strana denominazione per la farina di grano duro l'avevo sempre guardata con sospetto. Pensavo alla possibilità che si trattasse di uno strafalcione dialettale e per questo cominciai a usare la denominazione dialettale con una certa circospezione; temevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe preso in giro per il mio grossolano errore. Invece mi è andata sempre bene e addirittura, non tantissimi anni fa, ho trovato per la prima volta in una pubblicazione sul dialetto abruzzese proprio la definizione di cappelle per il grano duro.
Rassicurato sulla correttezza del termine, restava ancora da capire il perché di questa denominazione. Chiedendo in giro c'era chi, rifacendosi a "cappella" si avventurava in argomentazioni legate alla farina per ostie, conservata a loro dire in appositi armadietti di una cappella. Qualche buontempone, invece, buttava lì: "Sai, le cappelle non sono di solito curate come gli altari maggiori e quindi al loro interno capita di trovare un consistente strato di polvere simile a farina". Qualcun altro arrivava addirittura a parlare di "farina di cappello" pensando alla deposizione di forfora sui copricapi delle persone trasandate! Tutte motivazioni che, evidentemente, non potevano essere prese sul serio.
Visti gli scarsi risultati di questa ricerca, per molti anni ho abbandonato l'indagine restando, col tarlo, in attesa di qualche evento imprevedibile.
Di recente qualcosa è finalmente accaduto. Mentre cercavo informazioni su argomenti di tutt'altro genere, casualmente (si può proprio parlare di serendipità) mi sono imbattuto in un testo che citava il "grano duro Senatore Cappelli": «Accidenti! Vuoi vedere che è questo il bandolo della matassa?». Ed è stato così.
Seguendo questo filo ho scoperto una serie di informazioni curiose e interessanti.
Il grano duro "Senatore Cappelli" è un antenato di quelli moderni e fu ottenuto a Foggia nel 1915 da Nazareno Strampelli per selezione genetica. Nei decenni a cavallo dell'ultima guerra è stata la coltivazione più diffusa nel meridione d'Italia per poi essere soppiantata da varietà economicamente più interessanti. Dopo essere praticamente scomparso, il grano duro "Senatore Cappelli" è stato riscoperto recentemente per le sue caratteristiche nutrizionali e di digeribilità, associate ad una assoluta integrità genetica. Attualmente la sua coltivazione è ripresa in aree ancora limitate con metodi assolutamente biologici.
Il mistero può quindi considerarsi risolto: la farine di cappelle non è altro che "la farina di (grano) Cappelli" e da questo momento nel suo nome occorrerà utilizzare la c maiuscola, come nel titolo di questa nota.
Non possiamo però concludere senza completare l'argomento con una breve scheda biografica di questo misterioso senatore Cappelli. Ci sono altre sorprese su questo personaggio ingiustamente dimenticato.
Ebbene, il senatore Raffaele Cappelli era abruzzesissimo! Nacque il 23 marzo 1848 a San Demetrio ne' Vestini (AQ). Laureato in giurisprudenza a Napoli, intraprese la carriera diplomatica per poi dedicarsi alla politica. Dal 1880 fu sempre eletto in parlamento prima come deputato e in ultimo come senatore fino alla sua morte, sopraggiunta a Roma il 1º giugno 1921.
Nel 1889 gli fu concesso da Umberto I il titolo di marchese e nel 1898, per un breve periodo, arrivò a ricoprire la carica di ministro degli Esteri.
Provenendo da famiglia di proprietari terrieri, dimostrò particolare attenzione alla politica agraria. Fu Presidente della Società Geografica, dell'Istituto Internazionale d'Agricoltura e della Società degli Agricoltori Italiani.
Per ultimo ricordiamo il suo impegno nelle riforme agrarie di cui la diffusione del grano duro nelle regioni meridionali fu uno dei più rilevanti effetti.
Conoscendo la sua storia, anche per sommi capi, si può dubitare della legittimità dell'uso di "farine di Cappelle" per indicare quella di grano duro, qualunque sia la varietà? Certamente no.
E così, ancora una volta, il dialetto dimostra quanto possa essere più affascinante dell'italiano!
Ultimo aggiornamento ( 25 Novembre 2019)