Ciaramelle e scupine
"Udii tra il sonno le ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne."
In tanti ricorderanno l'inizio della poesia di Giovanni Pascoli che una volta era d'obbligo imparare a scuola.
L'insegnante, di fronte ai nostri sguardi interrogativi, faceva sfoggio di cultura e sbrigativamente ci anticipava che si trattava degli zampognari. E noi: "Ah, li scupinare!". Sì... forse.
Per molti, e comprensibilmente anche per i più piccoli, li scupine e le zampogne, anche con quell'altro buffo nome di ciaramelle, erano quei curiosi strumenti pastorali, con la sacca o senza, che i pastori suonavano nel periodo natalizio. Ma se a scuola si studiasse anche il nostro Modesto Della Porta, qualche dubbio ci sarebbe venuto sin dall'infanzia.
Leggendo "La Novena di Natale" si incontra zì’ Pasquale con "...la scupine ... na cose che s’abbotte ..." e "... vicin’a jsse, nu quatrare ..." che "... facè da prime 'nche la ciaramelle".
Eh sì, scupine e ciaramelle sono strumenti diversi e Modesto, ancora una volta, è preciso e inappuntabile! La scupine è la zampogna, lo strumento con la sacca, mentre la ciaramelle è... la ciaramella, antichissimo strumento musicale a fiato che il dizionario Francesco Sabatini, non a caso nostro conterraneo, definisce "simile all'oboe" di cui, in effetti, è un progenitore.
Purtroppo la poesia del Pascoli ha fatto sì che molti altri autori di dizionari (non esclusa la Treccani!) hanno perpetuato il significato di "cornamusa" per quella che è la ciaramella. Magari Pascoli si riferiva effettivamente a ciaramelle e solo i suoi commentatori hanno inteso che si trattasse di zampogne. Chissà!
Trattare di questi argomenti, specialmente nel periodo natalizio, fa tornare alla mente nostalgici ricordi di parecchi decenni orsono quando a Guardiagrele effettivamente arrivavano gli zampognari. Venivano a fare la novena nella prima metà di dicembre.
L'ultimo zampognaro fu zì' 'Ntonie che arrivava ogni anno immancabilmente accompagnato da un suonatore di ciaramella più giovane. Paradossalmente non erano abruzzesi: venivano da Sora in Ciociaria. Infatti, come ci ricorda il prof. Bini, studioso della storia degli zampognari, la drastica riduzione nel numero di pastori avvenuta in Abruzzo a cavallo dell'ultima guerra ha portato inevitabilmente alla quasi scomparsa degli zampognari nella nostra regione. Parte di essi si trasferì nelle aree limitrofe dove si recavano nel corso delle transumanze e da queste zone cominciò ad arrivare la maggior parte degli zampognari, in Abruzzo e in altre parti d'Italia.
Zì' 'Ntonie arrivava qualche settimana prima per le prenotazioni, passando di casa in casa a proporre la novena. Quelli che accettavano ricevevano una o due immagini sacre, grandicelle ma graficamente essenziali, da apporre sul portone di casa come segno di riconoscimento.
Al tempo dovuto gli zampognari eseguivano la loro nenia davanti ad ogni portone contrassegnato e capitava di essere costretti ad ascoltare ogni giorno tutte le sonate del vicinato! L'ultimo giorno cambiavano musica e intonavano "Tu scendi dalle stelle": significava anche che era il momento di scendere a pagare.
Ebbi modo di conoscere zì' 'Ntonie come persona semplice e gentile. Lui e il suo compagno non potevano certamente permettersi una permanenza a pensione completa. Consumavano pasti frugalissimi presso le cantine dell'epoca ricevendo un trattamento di favore. Non sono mai riuscito a capire come trascorressero le notti che, in quei periodi di inizio inverno, non erano agevoli neanche per noi che ci addormentavamo in letti riscaldati da bracieri.
Grazzie, zì' 'Nto'! Ogne anne, sutt'a Natale, ci sta sempre nu bicchjire di vine rusce a la saluta tè che di sicure sti a zuffià' a cacche parte dentr'a lu cannelle!
Ultimo aggiornamento ( 30 Dicembre 2015)